IVREA. Chi frequenta abitualmente la montagna sa sicuramente distinguere una vipera da una biscia, ma chi non è avvezzo alla natura può facilmente scambiare un serpente innocuo per un esemplare velenoso. I serpenti sono animali protetti, per cui è importante conoscerli e distinguerli per essere in salvo entrambi, noi e loro. A raccontarci come fare è Alice Funk, 26 anni, naturalista eporediese e studentessa all’Università di Pavia.
Se ci sono Comuni che avvisano su quale sia la tenuta migliore per avvicinarsi ai corsi d’acqua, dove certe specie proliferano, è anche vero che ci si può imbattere in un serpente anche nel pieno centro cittadino ed è quanto è accaduto domenica scorsa nei pressi di Porta Aosta a Ivrea. Un cittadino, intento a cercare un parcheggio nella zona del silos, si è accorto che due ragazzi erano intenti a scacciare un serpente, che presto ha cercato la fuga. Chi vive nei dintorni assicura che nei paraggi non si erano mai fatti simili incontri.
A questo punto la domanda è d’obbligo: come si distingue un serpente innocuo, come una biscia, da uno che non lo è, come una vipera?
«L’esemplare di Porta Aosta, vista la foto, è una natrice tessellata, facilmente riconoscibile rispetto a una vipera. Prima di tutto non ha la forma di salsicciotto di una vipera, che difficilmente arriva al metro di lunghezza. La natrice, anche conosciuta come biscia, invece, ha una forma più allungata ed è di dimensioni maggiori. Anche i biacchi possono arrivare a 150 centimetri e sono serpenti molto veloci. Le vipere, al contrario, sono molto lente. Si ha la possibilità di distinguerli nettamente anche per altre caratteristiche se si è più vicini: la natrice, per esempio, presenta delle squame molto grosse sulla testa e ha la pupilla circolare, come la nostra. La vipera, invece, ha delle squame più piccole, quindi più numerose, ma soprattutto ha la pupilla verticale. Questo aspetto permette subito di distinguere una vipera da un altro serpente».
Il clima piovoso degli ultimi mesi ha avuto un ruolo nella proliferazione dei serpenti?
«La pioggia degli ultimi mesi ha sicuramente favorito le natrici, che amano stare vicino all’acqua e cacciano pesci e anfibi, ma non necessariamente altri tipi di serpenti».
Lei studia Scienze naturali: perché ha scelto di studiare proprio questa branca della materia?
«Sto frequentando la laurea magistrale in Conservazione della Biodiversità, didattica e comunicazione scientifica a Pavia. La tesi di cui mi occupo riguarda l'ambito erpetologico, ovvero lo studio di rettili e anfibi. I serpenti rappresentano un gruppo di animali odiato e temuto senza ragione. Con gli altri rettili e anfibi meritano di essere scoperti, perché stanno già vivendo una situazione di pericolo a causa del cambiamenti climatici. Tra le cose da sapere, per esempio, c’è il fatto che i serpenti hanno più paura loro di noi. La maggior parte scappa ancora prima che riusciamo a vederli. Se un serpente attacca è perché è stato messo alle strette. Voglio combattere questo pregiudizio ed è importante informare correttamente».
Quali sono i comportamenti da tenere nel caso di un incontro inaspettato?
«Se si passeggia in montagna vicino a cespugli, arbusti, zone aperte con massi, in posizione soleggiata, le possibilità di incontrare una vipera aumentano, perché amano i posti molto soleggiati. Il consiglio è quello di indossare calzature alte nella caviglia e calzini spessi, se possibile anche i pantaloni lunghi, e prestare molta attenzione. Tuttavia, se ci sentono, scappano prima loro».
E nello sfortunato caso in cui si viene morsi da una vipera o da un serpente velenoso come è meglio comportarsi?
«La prima cosa da fare, molto importante per i successivi interventi del personale medico, è fotografare il serpente che ha morso. In questo modo i medici sapranno subito se si tratta di una vipera o di un serpente non velenoso: l’identificazione della specie è fondamentale per le cure che verranno prestate in ospedale. Ovviamente anche chiamare il 112, il numero unico delle emergenze, è di primaria importanza. Ribadisco che tutti quei rimedi casalinghi di cui si sente spesso parlare in montagna non hanno senso, anzi, rischiano di creare ulteriori danni. Niente laccio emostatico, quindi, niente veleno succhiato via dalla ferita. Bisogna muoversi poco per evitare che il veleno si propaghi più velocemente, disinfettare la ferita ma non comprimere. Se possibile, utilizzare nella disinfezione anche dell’acqua calda, perché le proteine del veleno sono termolabili e con il calore in parte si distruggono. Evitate anche di utilizzare antidoti casalinghi».
La legge protegge i serpenti, quindi è bene sensibilizzare anche sul trattamento da riservare loro. In che modo si possono salvaguardare senza rischi per l’uomo?
«I serpenti, tutte le specie, sono protetti a tre livelli: regionale, con una legge che vieta l’uccisione, asportazione e la cattura dei rettili; a livello nazionale, secondo l’art. 544 bis: chiunque, per crudeltà e senza necessità, è punibile con la reclusione da 4 mesi a 2 anni in caso di uccisione di animali, e secondo l’art. 727, che vieta l’uccisione delle specie selvatiche; a livello internazionale la Convenzione di Berna e la Direttiva Habitat tutela la conservazione delle specie. Consiglio di contattare tempestivamente il Corpo forestale dei Carabinieri al fine di spostare e ricollocare l'animale in sicurezza. Inoltre, su Facebook, è presente un gruppo aperto, Identificazione anfibi e rettili, in cui i moderatori sono alcuni dei massimi esperti di anfibi e rettili in Italia e forniscono tempestivamente identificazioni affidabili dell'animale osservato. Richiedere il parere di un esperto evita errori che vanno a scapito della fauna selvatica».