È grande e grosso, ma basta guardarlo dritto negli occhi marroni per capire che Maduka Okoye è un gigante buono dal sorriso dolce.
È disponibile con tutti, non si nega mai a una foto con i tifosi e anche per questo sta diventando un beniamino, specie dei ragazzi. Due settimane fa è stato letteralmente preso d’assalto dai tifosi che, al termine dell’allenamento a porte aperte al Bruseschi, hanno voluto farsi un selfie con lui, strappargli un autografo o solo semplicemente toccare con mano un piccolo pezzetto di storia bianconera.
Sì, perché chi ha sofferto a Frosinone, la sera dello scorso 26 maggio, ha riconosciuto in Okoye uno dei due protagonisti che resteranno legati per sempre all’impresa salvezza.
Kenian Davis ha segnato il gol da tre punti, ma è stato il “gigante” nato il 28 agosto ’99 a Dusseldorf a metterci le mani, a sfoderare due parate straordinarie sullo zero a zero, che adesso, a ricordarglielo, gli brillano ancora gli occhi: «Quella è stata serata perfetta visto che ci siamo salvati negli ultimi minuti. È stata dura, ma alla fine è stato un po’ come un film».
Eccolo qui l’Okoye tenerone che ama i finali a lieto fine e che guarda anche le serie televisive su Netflix. Il punto è che non si limita solo a guardarle, ma le ascolta in italiano perché vuole al più presto padroneggiare la lingua del paese dove lavora e dove è arrivato neanche un anno fa, quando a fine agosto Gino Pozzo lo affidò al preparatore Sergio Marcon dopo averlo girato a titolo definitivo dal Watford a cui era approdato a gennaio ’22 dallo Sparta Rotterdam per 5 milioni.
È una cifra che adesso sarebbe improponibile per il suo acquisto, ma che, soprattutto, sembra destinata a moltiplicarsi di almeno sei volte se il portiere manterrà fede alle premesse, dopo aver raccolto l’eredità di Marco Silvestri dal 30 dicembre ’23, il giorno in cui debuttò titolare in A senza prendere gol nel 3-0 al Bologna.
Da lì in poi sono arrivate 21 titolarità consecutive, molte delle quali hanno fatto saggiare le sue qualità legate soprattutto all’esplosività e alla reattività. Lo sa bene la società che ha già ricevuto decine di chiamate (anche dall’estero) per chiederne il prezzo, rendendolo incedibile al momento, perché destinato ad affermarsi all’Udinese.
«Posso e devo migliorare ancora in tante cose, ma non le posso dire – afferma il riccioluto portierone –. Runjaic ora mi chiede anche delle cose un po’ diverse, è ancora presto per parlarne, ma mi piace giocare con i piedi. Quest’anno devo andare forte, devo fare uno step nel mio ruolo e mi sento pronto per farlo. Voglio raggiungere un nuovo livello, ma soprattutto dobbiamo fare meglio anche perché abbiamo una squadra forte e ho delle buone sensazioni».
Così Okoye, che di getto fa capire tutto quello che desidera e il livello a cui protende. «Mi piacciono molto Courtois e Maignan, e voglio riconquistarmi la nazionale nigeriana», quella dove non mette piede dalla Coppa D’Africa del gennaio ’22.
Prima però c’è l’Udinese che sta cercando di cambiare volto con Runjaic, il tecnico a cui Okoye guarda con ottimismo. «Il tecnico ha un piano, dobbiamo seguirlo e abbiamo tre settimane per fare tutto quello che dobbiamo». Potranno dunque piacergli i finali a lieto fine, ma adesso conta cominciare bene e Okoye lo ha fatto capire senza indugi. A lui il compito di abbassare la saracinesca dell’Udinese.