Il rugby è stato il suo primo amore: da giocatore, tallonatore a Treviso fra gli Anni Sessanta e Settanta, e soprattutto da allenatore, assicurando al Benetton una decina di trionfi nel settore giovanile.
Si è spento Gino Martignon, 78 anni, radici a Monigo e residenza a Preganziol, un simbolo dell'ovale trevigiano.
Una morte improvvisa, che ha destato dolore in tutto il movimento della Marca e non solo. Archiviata la carriera agonistica a Villorba, Martignon è stato poi, fra Anni Ottanta e Novanta, un'icona negli staff tecnici del vivaio Benetton: con le sue sapienti mani, ha plasmato tanti futuri campioni, a cominciare dall'ex azzurro Alessandro Troncon.
Senza scordare Francesco "Cocco" Mazzariol, Andrea Gritti, Tommaso Visentin, Pietro Travagli.
Tutti passati per il vivaio di Treviso, quando Martignon era tecnico: quasi non si contano gli scudetti - dall'Under 15 all'Under 19 - garantiti alla gloriosa bacheca biancoverde.
Di professione era grafico: fondò la Silea Grafiche, stampaggi e dépliant. Lì lavorò, fino alla pensione.
Ma il rugby, in un modo o nell'altro, c'è sempre stato. Dopo aver fatto l'allenatore, al Benetton è stato pure dirigente, con l'incarico di responsabile del settore giovanile. Il meritato traguardo per chi al vivaio aveva dato tantissimo.
«Di lui tutti ricordano soprattutto la simpatia, aveva sempre la battuta pronta», lo tratteggia Gastone Tempesta, suo assistente allenatore nell'avventura al Benetton, «aveva uno spirito allegro, goliardico. La capacità di inventare soprannomi lo rendeva un mito. Pensate al noto ristorante "Carbone", a Sant'Artemio: Carbone è, in realtà, il nomignolo che Martignon aveva dato al titolare Mauro Vendramin quando lo allenava. Pochi lo sanno, c'entra il rugby. Ne ha allenati tanti e tanti sono poi arrivati in prima squadra: su tutti "Castoro" Troncon».
Martignon lascia la moglie Gloria e la figlia Valentina.
Il funerale si svolgerà martedì 30 luglio, alle 9.30, allo stadio di Monigo. L'addio in quella che è sempre stata la sua casa. L'ultima partita del suo primo amore: il rugby.