Il fallimento, tra liti e sfottò dei cervelli di sinistra, che Massimo Giannini aveva chiamato a mobilitarsi in una chat di Whatsapp all’indomani del 25 Aprile – poi ribattezzata Bella Chat – non è stato d’insegnamento. “Repubblica“, stanca di essere solo un giornale, anche fazioso ma certamente professionale e ricco di penne brillanti e di talento, aspira a farsi partito politico trainata dalle grandi intelligenze anti-Meloni che quotidianamente mette in campo, sia sulla carta stampata che in tv. Dal direttore Maurizio Molininari, al suo predecessore Ezio Mauro, a Giannini, ovviamente, Corrado Augias, Michele Serra…
E’ nato oggi un “Cantiere” che esibisce, come neanche la vecchia Unità o il Manifesto avrebbero avuto l’ardire di fare, un preambolo anti-destra e anti-Meloni. “Per chi oggi non si riconosce in quel governo…”, è l’incipit del manifesto politico di un autorevole mezzo d’informazione che rinuncia, da subito, con un progetto che non è solo giornalistico, a rappresentare una metà degli italiani. Perché? Che forma di masochismo è questa? Come si può offendere, annunciano su un glorioso giornale nazionale, un manifesto politico di strettissimo respiro, con una specie di governo ombra, tutti i lettori che non leggono col paraocchi della politica e che non possono accettare che in ogni articolo il buon senso venga sacrificato sull’altare del pregiudizio?
Anche Eugenio Scalfari, quando fondò Repubblica, voleva pesare, contare, muovere pedine, ma mai confuse la linea editoriale con l’endorsment politico a tutto campo, come oggi fa il “Cantiere” che fa bella mostra di sè come inserto di Repubblica. “E’ tempo di costruire un’alternativa al governo Meloni…”. Chi parla, la Schlein? Renzi? Conte? No, Molinari, il direttore: “Un riformismo radicale nei principi e nei valori – come la pace nella giustizia – moderato nel metodo, consapevole di essere una forza di sostegno della cultura liberal-democratica europea oggi sotto attacco, cosciente di rappresentare non una rinuncia, ma un traguardo per la sinistra storica: che qui, in Europa e in Occidente, porta a compimento la sua vicenda storica rifiutando l’insidia del qualunquismo populista e rivelandosi ancora il principale argine alle destre. È il momento di aprire il cantiere delle idee e di costruire un progetto per l’alternativa in pochi punti. Se davvero è finita la stagione dell’ideologia, l’opposizione può infatti riconoscersi in un progetto di governo… Oggi è “Repubblica” che indica questa via…”. Bene, ma perché non chiamarla la Pravda o Rinascita Comunista, per unire chi non si riconosce con la destra?
L'articolo Repubblica: da giornale a partito anti Meloni, da Bella chat al Cantiere dei ministri-ombra Giannini e Augias… sembra essere il primo su Secolo d'Italia.