C'è una distanza enorme tra l'Italia dello sport che quotidianamente lotta con la carenza di impiantistica e progetti, il ritardo ormai incolmabile nelle grandi strutture e la sordità della politica (trasversale) alle richieste di base e vertice, e quella che a Parigi cerca di ritagliarsi nuovamente un posto nell'élite a cinque cerchi. Sono passati poco più di mille giorni dall'estate più bella della nostra vita, i Giochi di Tokyo con i 40 podi record e il peso di medaglie d'oro mai raggiunto prima. Negli occhi il pomeriggio del 1° agosto 2021, l'abbraccio in pista tra Jacobs e Tamberi, il momento più alto della storia sportiva italiana. Nel cuore la speranza di ripetersi o, come sussurra quasi con pudore il presidente del Coni Giovanni Malagò, andare anche oltre.
Arriviamo a Parigi da potenza dello sport mondiale. Anche solo a dirlo c'è da chiedersi se si tratti di sogno o realtà. Il forfait in extremis di Jannik Sinner ha solo parzialmente incrinato le nostre certezze, aprendo il dibattito nazional popolare sulla stella più lucente senza, però, cambiare la sostanza di cui sono fatti i sogni azzurri. Non c'è previsione della lunga vigilia che non ci accrediti di una messe di medaglie. Sports Illustrated, che è la bibbia degli appassionati del settore, ci proietta a quota 44 di cui ben 17 d'oro; sarebbe un nuovo record dopo quello di Tokyo.
E sarebbe, soprattutto, la conferma che l'exploit giapponese non è stato figlio del caso ma di una programmazione che ci ha portato nel futuro in una dimensione diversa da quella del passato. Quasi inconsapevolmente, verrebbe da dire, se è vero che tutto è accaduto nei momenti di massima tensione istituzionale intorno al Coni con un confronto che si è spesso travestito da scontro. Non è finita qui. I prossimi saranno i mesi della scadenza elettorale per la guida dello sport italiano e anche quelli, decisivi, della rincorsa per mettere tutto insieme e presentarsi pronti all'appuntamento di Milano Cortina 2026 sul quale il rischio è fare una figuraccia internazionale tra ritardi e polemiche.
Ai Giochi di Parigi il movimento italiano chiede anche di cancellare le angustie provocate dalla crisi del nostro calcio. Veniamo dall'esperienza tecnica negativa dell'Europeo, dove la nazionale di Spalletti non ha certo ben figurato. Il pallone, che storicamente è stata la locomotiva di tutto, oggi arranca e litiga, diviso tra fazioni. E' un problema e allo stesso tempo una grande opportunità di riempire il vuoto che si crea. Sta già accadendo con Sinner, che si è preso nell'ultimo anno le prime pagine dei giornali e i budget delle campagne pubblicitarie di grandi marchi; forse per una volta l'onda lunga delle due settimane olimpiche potrebbe non esaurirsi nello spazio di un sospiro ma andare avanti.
E' l'eredità che ci può lasciare questo 2024 e si misurerà non con il numero delle medaglie conquistate sotto la Tour Eiffel, ma con il peso della loro qualità. La spedizione che sfilerà alle spalle di Gimbo Tamberi e Arianna Errigo, i due portabandiera, è composta di 402 atleti equamente divisi tra uomini e donne. Anche questo è un record che fa a pugni con la realtà di un Paese in cui, soprattutto in ampie zone geografiche, avere a disposizione una pista, palestra o pedana è un lusso per pochi, possibilmente abbienti.