Il Pd nazionale, nonostante le sollecitazioni, continua a tacere sul caso del proprio consigliere comunale di Massa, Stefano Alberti, che ha aggredito il collega capogruppo della Lega, Filippo Frugoli. E così la vicenda diventa l’ennesima prova del doppiopesismo della sinistra, sempre molto solerte nel condannare le violenze, le presunte violenze o anche solo gli scivoloni verbali altrui e piuttosto distratto quando ad aggredire sono esponenti suoi o vicini al suo sentire.
Sul caso è arrivata solo una dichiarazione dei dem della Toscana, che sono il serata hanno condannato l’accaduto, dicendosi “fermi sostenitori e promotori della convivenza civile e democratica”. Il comunicato è stato rilanciato dalle agenzie dopo le scuse dello stesso Alberti, che ha però anche ritenuto di giustificarsi dicendo di essere stato “provocato”. “Le scuse a metà di Stefano Alberti non bastano alla Lega, soprattutto dopo il falso racconto di Alberti, secondo cui sia stato Filippo Frugoli a provocarlo”, ha replicato la Lega chiedendo le dimissioni di Alberti o l’espulsione da parte del partito. Non risultano allo stato attuale risposte alla richiesta.
La vicenda appare particolarmente emblematica perché fa venire alla mente il gran putiferio sollevato intorno al caso Donno, il parlamentare M5s che provocò la bagarre in aula per essersi avventato con una bandiera contro il ministro Calderoli. Benché la dinamica fosse assai opaca, subito a sinistra, da Conte a Schlein, si sono levate denunce di “aggressione”, “pestaggio” e vuluns alla democrazia. Un caso che ha tenuto banco per giorni e giorni e rispetto al quale un ulteriore strascico di polemiche fu sollevato per il fatto che il premier Meloni aveva stigmatizzato i parlamentari di maggioranza per essere caduti nella “provocazione”. Quella parola mandò su tutte le furie la sinistra, che invece rispetto al caso di Massa non sembra essersi accorta di cosa è avvenuto e cosa è stato detto. Bisogna dedurne che se a rispondere malamente alle provocazioni sono gli esponenti Pd allora l’episodio non è degno di nota?
E non salva certo la faccia il fatto che qui si parli di un consiglio comunale, perché la gravità del caso non consente di derubricarlo a faccenda locale. E anche, forse soprattutto, perché se fosse stato l’inverso, se un consigliere di destra avesse aggredito un consigliere di sinistra, non c’è alcun dubbio che si sarebbe levata una gran cagnara contro “metodi squadristi” e attitudine ontologica alla violenza. Invece, uno di sinistra prende per il collo uno di destra e il Pd pensa di potersela cavare con un comunicato di carattere regionale, nel quale si afferma che “la nostra comunità democratica respinge da sempre ogni forma di violenza, sia essa fisica o verbale”. Insomma, basta la parola. E non serve nemmeno che sia quella della segretaria.
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