Terna collegherà la Sicilia con la Sardegna e la penisola italiana attraverso un doppio cavo sottomarino: un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo, il Tyrrhenian Link. Con circa 970 chilometri di lunghezza e 1000 MW di potenza, è un’opera infrastrutturale di importanza internazionale. Il collegamento migliorerà la capacità di scambio elettrico, favorirà lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’affidabilità della rete.
Il progetto complessivo prevede due tratte: quella dalla Sicilia alla penisola e quella dalla Sicilia alla Sardegna. La tratta est unisce l’approdo di Fiumetorto nel comune di Termini Imerese, in Sicilia, all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno a Battipaglia, in Campania. La tratta ovest è lunga circa 480 chilometri e collega l’approdo di Fiumetorto a quello di Terra Mala, in Sardegna. Si tratta di un progetto da circa 3,7 miliardi di euro.
Tutto perfetto? Non proprio.
La popolazione sarda non è stata coinvolta in modo serio. Non si capisce cosa ci guadagneranno i sardi. Di sicuro, a differenza che in Sicilia, si è deciso di fare arrivare i cavi sottomarini in una zona naturale (Terra Mala e zone limitrofe) e non in una zona industriale. Perché? Perché la popolazione di Quartu S. Elena non è stata adeguatamente informata? Perché le compensazioni sembrano così basse rispetto alle compensazioni siciliane?
Oltre l’attracco, si è deciso di realizzare la sottostazione in comune di Selargius, in una area a vocazione agricola, non interessata da politiche pubbliche di valorizzazione negli ultimi decenni. Ma allora la diamo a Terna, solo perché proprio di fronte a dove vuole realizzare la sottostazione ha un’altra centrale?
Certo, realizzare l’attracco e la sottostazione in area industriale, cioè in aree dove non c’è da occupare altro suolo con cemento, sarebbe costato un bel po’ di più. Ma quanto di più rispetto ai 3,7 miliardi di euro di investimento complessivo? Quanto vale la dignità dei sardi? Quanto vale la difesa del paesaggio? Quanto vale provare a mantenere un futuro agricolo per una comunità come Selargius? O ci volete tutti camerieri e guardiani di pale eoliche?
Siamo sicuri che il Tyrrhenian Link serva ai sardi? Giorgia Meloni, qualche mese fa, è stata chiara: “Con un po’ di intelligenza e risorse spese bene potremmo fare del Sud l’hub dell’approvvigionamento energetico d’Europa”. Giacomo Donnini, direttore grandi progetti e sviluppo internazionale di Terna, riguardo il Tyrrhenian Link è altrettanto chiaro: “L’energia delle fonti rinnovabili è per sua natura intermittente e pertanto dobbiamo prevedere un’importante capacità di trasporto: una rete che consenta di prelevarla dove viene prodotta e di portarla dove viene consumata, sostanzialmente quindi da Sud verso Nord, dove si concentra la maggior parte dei consumi civili e industriali”.
Il Tyrrhenian Link è parte di un progetto, legittimo ma non benevolo verso gli autoctoni, per cui in alcune regioni “povere” si produce energia “green” per continuare a fare stare bene le regioni “ricche”, siano esse dello stato italiano o della benevola Unione Europea. Dentro questo disegno, ai sardi non vengono date né le compensazioni adeguate, né le attenzioni nella localizzazione degli impianti, né le possibilità di incidere che vengono date ai siciliani e ai campani.
Qualcuno in Sardegna si è arrabbiato e ha detto: “Ora basta, vogliamo stare bene anche noi”. È così sbagliato? O dobbiamo continuare a subire anche il Tyrrhenian Link? Dove sta la giustizia?
L'articolo Sicuri che il Tyrrhenian Link serva ai sardi? Sul cavo sottomarino non ci hanno coinvolti proviene da Il Fatto Quotidiano.