«Tu sai chi è il nuovo responsabile gare e contratti, Fabio Cacco. È stato trasferito dal Comune di Venezia, dall’ufficio gare e contratti da me, direttamente in Avm. Invece di essere il controllore… non può fare il controllore del controllato!».
Renato Boraso lo diceva ridendo a Gaetano Castellano, titolare dell’omonima agenzia di vigilanza privata, in occasione di una gara per la “guardiania” per le sedi della partecipata, un bando a cui l’imprenditore di Gela stava partecipando e su cui voleva rassicurazioni. E l’assessore alla Mobilità ha fatto in modo di fornirgliele, chiedendo al suo ex sottoposto di avere «una visione sul territorio».
Fabio Cacco - «l’uomo del monte» nelle iperboli dell’ex titolare della Mobilità - figura tra gli indagati, ma per lui il giudice non ha disposto misure cautelari. I pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini ne avevano richiesto il divieto di dimora nel territorio comunale, in modo da tenerlo lontano sia dagli uffici di Avm sia dai bar di Favaro, dove era solito incontrarsi con Boraso, come è ben dimostrato a forza di intercettazioni.
Nello schema messo in piedi dall’ex assessore, d’altronde, quella di Cacco appare come una figura chiave, un uomo di fiducia a tutto tondo, tanto che a metà gennaio, quando Boraso si è presentato in Procura con una sua denuncia «difensiva» contro Claudio Vanin (e contro le accuse mossegli da Report), vi aveva allegato anche un verbale di dichiarazioni firmate dal suo ex sottoposto.
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Soprattutto, però, Cacco è il motivo che portava l’assessore a rassicurare chi gli chiedeva un aiuto per le gare dell’azienda che gestisce il trasporto pubblico: «Su Avm siamo abbastanza blindati», garantiva Boraso a Marco Rossini, titolare della Open service Srl, azienda di pulizie a caccia di un appalto su mezzi, sedi e depositi Actv, «Fabio è un amico, lo porto fuori all’istante, capisci».
La vicenda è quella che ha visto anche la partecipazione del direttore generale di Avm Giovanni Seno: Cacco ha effettivamente fornito in anticipo il capitolato a Boraso, che l’ha condiviso con Rossini per raccoglierne le osservazioni (una di queste è pure definita «sacrosanta» dagli stessi pm); poi l’imprenditore ha incontrato il numero uno della partecipata, ma solo dopo che Seno, Boraso e Cacco si sono seduti attorno allo stesso tavolo per modificare il testo della gara come richiedeva l’allora assessore.
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Era l’8 giugno 2023, il trojan installato nel cellulare di Boraso ha registrato tutto: preoccupavano i punti attribuiti al progetto di sanificazione degli autobus: «Ti spiego», va Cacco, «noi abbiamo accantonato, in questo appalto di 17 milioni, due milioni per fare interventi se venisse fuori un casino tipo il Covid o un’altra malaria»; un progetto, insomma, ma il dirigente aggiusta in fretta il tiro: «Sono troppi nove punti? Caliamo». All’appalto viene data così «una sistemata», ma Boraso insisterà ancora per capire chi ci aveva «infilato zeppole», «anche per il futuro», non sia mai che qualcuno cerchi di favorire delle imprese specifiche.