Mezza squadra già rifatta e altri tre colpi annunciati. La nuova Juventus sta nascendo nel caldo di un’estate che si è trasformata nell’Anno Uno dopo la tempesta del Covid, dei bilanci in sofferenza, delle inchieste e dell’azzeramento dell’era di Andrea Agnelli. Cristiano Giuntoli va di fretta, la missione è consegnare a Thiago Motta un gruppo che possa essere subito competitivo, dando un’occhiata ai conti ma senza quell’austerity che ha contrassegnato l’ultima stagione di Max Allegri sulla panchina bianconera e che era parso di capire sarebbe stata la stella polare anche del presente e del futuro.
Giocatori pronti all’uso, qualche prima scelta assoluta come Douglas Luiz e Koopmeiners su cui i dirigenti si stanno misurando da almeno un paio di mesi, giovani della seconda squadra utilizzati per fare cassa e un progressivo smantellamento della squadra capace l’anno scorso di raggiungere gli obiettivi dichiarati: qualificazione alla Champions League e vittoria nella Coppa Italia. Che il destino di Allegri fosse segnato era chiaro dalla scorsa estate ed è stato ancora più squadernato a gennaio, con un mercato inesistente pur essendo la Juventus in corsa per lo scudetto. Al netto delle modalità dell’addio, però, quanto accade oggi non è altro che la conferma di un paio di cose. E una grossa sorpresa.
Intanto è la conferma che la rosa dell’ultima stagione non era all’altezza, né qualitativa e nemmeno quantitativa, tanto da richiedere una rifondazione complessiva. Non concessa ad Allegri, ereditato da Giuntoli e non cambiato per questioni di onerosità di contratto, ma garantita a Thiago Motta. I soldi, insomma, c’erano nonostante un bilancio che con il circa meno 200 di giugno si avvia ad aver fatto segnare perdite per quali 900 milioni di euro (tutte ripianate dalla proprietà) dal 2019 al 2024. Un quinquennio da incubo per Elkann e gli uomini Exor.
E qui c’è la sorpresa. Perché non più tardi di tre mesi fa John Elkann aveva disegnato la traiettoria della Juventus in termini differenti da quanto sta accadendo alla Continassa in questa estate. Lo aveva fatto in un documento ufficiale come la lettera agli azionisti di Exor: “Con un maggiore focus sui giovani talenti della propria squadra Next Gen (che hanno dimostrato il proprio valore quest’anno), la Juventus punta a costruire una struttura di costo sostenibile in linea con le nuove regole dell’UEFA, che richiedono ai club di ridurre sempre più gli stipendi e ammortamenti dei giocatori in una percentuale legata ai ricavi operativi”.
Il mercato racconta una verità diversa. Pur con attenzione a vendere e non solo a comprare, il saldo a metà strada tra acquisti e cessioni è negativo in maniera considerevole. Douglas Luiz, Thuram, Di Gregorio e Cabal hanno comportato investimento per un centinaio di milioni di euro solo in parte bilanciato dalle partenze di Illing-Junior, Barrenechea, Kean, Kaio Jorge e De Winter e dall’addio a Rabiot e Alex Sandro e ai loro stipendi pesanti. I tre colpi che mancano (Koopmeiners? Todibo? Un esterno offensivo?) pesano altri cento milioni che andranno coperti sacrificando Soulé, Huijsen, Chiesa (ma il rischio è perderlo a parametro zero) più la lista degli esuberi che è una parola rifiutata da Giuntoli ma anche la reale fotografia del gruppo rimasto a lavorare alla Continassa senza nemmeno partire per la settimana di ritiro in Germania.
Poi ci sarà da salutare Szczesny cercando di limitare l’esborso di soldi e fare qualche operazione di contorno, visto che la stagione si annuncia lunghissima e oltre ai titolari andrà sistemata anche la questione delle alternative. Insomma, un’agenda fitta di impegni per Giuntoli che può contare sulle spalle coperte da parte di Elkann perché non è immaginabile il contrario ma che, allo stesso tempo, si sta caricando di una responsabilità enorme. Perché la Juventus dell’Anno Uno non potrà limitarsi alla normale amministrazione della riconquista di un posto nella prossima Champions League. Del progetto presentato agli azionisti di Exor restano solo le linee guida di una razionalizzazione dei conti anche se la strada per arrivarci è differente da quella immaginata. In qualche modo l’equilibrio andrà trovato, anche per evitare problemi con la Uefa che chiede un ridimensionamento di stipendi e ammortamento cartellini. A metà dell’estate l’obiettivo è lontano, però la squadra che sta nascendo promette bene. Tra quaranta giorni si traccerà il primo bilancio.