TRIESTE. Una delle migliori ricercatrici europee nel campo dei cambiamenti climatici è nata a Trieste e, per ironia della sorte, ha un passato da “petrarchina”, indirizzo classico con annessi greco e latino. Non è l’unico passaggio curioso della carriera di Bianca Mezzina, a cui è stato appena conferito il “Young Scientist Award 2024” da parte della Società meteorologica europea – una delle più autorevoli istituzioni scientifiche – per un suo recente studio sul ghiaccio marino.
Terminato il liceo, Bianca rimane a Trieste e si iscrive al corso di Fisica: «All’epoca è stata una scelta folle – commenta ridendo oggi, in attesa di ritirare il premio il prossimo settembre –. Non me ne pento, ovviamente, ma è stato un trauma e ho fatto molta fatica a rimettermi in pari». Ciò nonostante, Bianca non demorde e anzi, si sente di lanciare un messaggio a chi, come lei al tempo, non ha le idee chiare dopo la maturità: «Questo non ha pregiudicato la mia carriera e, con tanta fatica, ce l’ho fatta».
Il suo primo campo di specializzazione, che la accompagnerà fino al dottorato, è la fisica dell’atmosfera: «La svolta – racconta Bianca – è stata la tesi magistrale che ho fatto con il Centro di fisica teorica». Eppure, una volta terminata l’università a Trieste, Bianca non sa come muoversi: «La fortuna è stata che all’Università di Barcellona cercavano un profilo che si occupasse dei miei stessi argomenti».
Così si trasferisce in Spagna, dove conclude il dottorato con una tesi focalizzata sempre sulla fisica dell’atmosfera. Ma, subito dopo, è di nuovo indecisa sui suoi passi futuri: alla fine si trasferisce in Belgio, dove lavora tuttora come ricercatrice. A cambiare, poi, sono le materie: «Ora mi occupo di giacchio e oceano», spiega Bianca.
È proprio da questo percorso ricco di svolte e di incroci particolari che si pongono le premesse per la sua premiazione. Il contenuto della sua ricerca, infatti, mescola le due aree di specializzazione su cui lei si è concentrata: al centro c’è il ghiaccio marino, cioè «l’oceano quando si congela». In particolare, Bianca ha indagato il ghiaccio marino dell’Antartide che, al contrario di quanto accaduto nell’emisfero Nord, fino al 2017 non dava segni di scioglimento. «Nel 2017 – prosegue Bianca – si è verificata un repentina diminuzione del ghiaccio marino e io ho studiato il ruolo dell’oceano in questo fenomeno».
Un ruolo rivelatosi decisivo: «Ci sono condizioni nell’oceano – puntualizza Bianca – che favoriscono lo scioglimento». Per questo motivo, il suo studio è stato selezionato dalla Società meteorologica europea, come contributo alle analisi sui cambiamenti climatici. Sulle sue prossime mosse, invece, Bianca non sa ancora rispondere. Finora, del resto, le ha portato bene.