VOGHERA. Il sorriso a labbra incurvate, sornione e arguto; la sigaretta respirata sino all’ultima boccata, la risata fragorosa; nel sangue, la cultura per la politica del fare e l’amore per la sua città: Voghera dà l’addio a Alberto Gatti, 84 anni, sindaco della città in un periodo caldo e vibrante della storia politica italiana. 1988. A livello nazionale Dc del segretario Ciriaco De Mita, cerca e trova un dialogo strategico con il Pci (in quell’anno la segreteria passa da Natta a Occhetto) per rompere, a livello locale, il ruolo baricentrico del Psi di Craxi, rompendo lo schema del pentapartito (Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli). La provincia di Pavia è il terreno del patto Dc-Pci: nascono le “giunte di programma” in amministrazione provinciale, a Pavia e, appunto a Voghera. Alberto Gatti diventa, così, sindaco di una città amministrata storicamente, nel dopoguerra, da “giunte rosse” (Pci-Psi).
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In quelle giunte Gatti è stato assessore, alternando l’attività politica (segretario cittadino del Pci) a quella sindacale (segretario della Camera del lavoro di Pavia). Le cose sono cambiate. Il dirigente e militante comunista si trova, ora, ad avere come vicesindaco il democristianissimo Gianni Libardi. Nessun problema: Gatti è uomo del fare (bene) per la sua città, si trova a suo agio nel gioco dei “patti chiari, amicizia lunga”. E non ha problemi, seguendo questa sua formazione, ad accettare, la staffetta in Comune (la legge di allora lo permetteva) , passando la mano di sindaco all’altrettanto democristianissimo Paolo Affronti (poi deputato). E con sindaco Affronti lui diventa il vice. la giunta di programma vogherese resiste i cinque anni di mandato. Tangentopoli, lo tsunami Lega Nord, lo sbarco di Silvio Berlusconi in politica cambierà, a livello nazionale le carte in tavola. I partiti cambiano volto e radici per sempre.
Un Cuore rosso, non settario
Alberto Gatti non si è mai arreso ai ricordi, anche se li coltivava, con la sua vena di osservatore critico e curioso. Coltivava un sogno sul punto di essere realizzato: due volumi dedicati a raccontare gli anni dell’ “Avvenire”, il settimanale vogherese del Pci pubblicato dal 1952 al 1990. In questa impegno, storico e ideale, ha avuto al suo fianco Graziella Galli, la moglie, compagna di vita e di battaglie sindacali (segretaria della Camera del lavoro di Pavia). No, Alberto Gatti non viveva di ricordi. Ne sa qualcosa Alessandra Bazardi, segretaria cittadina del Pd che riceveva dal “compagno Alberto” lettere e appunti politico-amministrativi per critiche e proposte . Dalla festa dell’Unità a Rivanazzano ai “sabati del Pd” a Voghera: Gatti era stato ospite attivo, portando il suo contributo. Lui che aveva nel cuore Voghera. «Il privilegio di abitare la nostra città, una specie di terra del buon vivere, seppure con problemi, sta venendo a mancare – diceva nel 2022 – Le nostre eccellenze derivanti da tradizioni contadine ed industriali, la nostra “anima” commerciale famosa in tutto il territorio, il nostro patrimonio che ha prodotto cultura ed ingegno, il nostro lavoro che spesso ha saputo trasformarsi in arte si stanno spegnendo. Non ci si può stare ad una città spenta, percorsa da divisioni, insicura con malinconici e tristi poster incollati alle vetrine dei negozi chiusi a rimpiangere i bei tempi andati». Guardare avanti, sempre. Alberto Gatti lascia la moglie Graziella e i figli, gemelli, Alessandro e Federico (32 anni). Lunedì alle 11 l’ultimo saluto nell’atrio del municipio. —