IVREA. Sono stati bravissimi i soci del Club per l’Unesco, presieduto da Carla Aira, nel portare a compimento un’iniziativa di straordinaria importanza per la città e per la comunità eporediese che, grazie a loro, ha ritrovato una traccia significativa del suo periodo napoleonico. Si tratta del recupero e del restauro della antica scritta Rue de Marengo, che si trova poco al di sopra di un fregio bronzeo sulla facciata in stile eclettico dell’ex Farmacia Stragiotti, al numero 35 di via Palestro, all’angolo con via Macchieraldo.
Durante la breve cerimonia inaugurale della scritta restaurata, lo scorso venerdì 12, alla presenza dell’assessore Massimo Fresc e dell'onorevole Alessandro Giglio Vigna, la presidente Aira ha citato quanti, a vario titolo, hanno contribuito al raggiungimento di tale obiettivo: Simone Ravetto Enri (presente in abito da Citoyen de la Ville d’Ivrée, perfettamente intonato all’epoca della scritta) per avere avuto l’idea; Fabrizio Dassano, per la documentazione raccolta; la famiglia Aribone, proprietaria dell’edificio, per la grande disponibilità. E Vincenzo Ceratti, soprattutto, per essersi personalmente fatto carico della spesa. Ancora un volta, infatti, Ceratti, ha dato prova, della sua grande generosità, la stessa con la quale ha spesso finanziato iniziative culturali e sociali, senza gridarlo ai quattro venti e mosso unicamente dal piacere di fare qualcosa a vantaggio della sua comunità. Il buon esempio dato dall’iniziativa del Club per l’Unesco ha immediatamente fatto proseliti con l'onorevole Giglio Vigna che si è detto disposto a offrire un totem informativo sul periodo napoleonico a Ivrea e sul significato della scritta.
Ottimo il lavoro eseguito dalla restauratrice Patrizia Gili che ha ricordato: «La scritta era coperta da due strati di colore che, dopo una pulitura a secco, ho rimosso con il bisturi, facendone emergere i caratteri. Ho sigillato, quindi vari buchi di tasselli e viti tolti affinché, arrugginendo, non si traducessero in fonti di degrado, ho stuccato con una malta a base di calce che ho poi leggermente pigmentato e ho steso una velatura leggerissima per fissare il tutto».
La scritta, in realtà, era stata segnalata da tempo, ma nessuna delle amministrazioni che si sono succedute aveva mai ritenuto opportuno il restauro. Era il 2014, infatti, quando le frequenti piogge, dilavando gli strati di “giallo Piemonte” stesi oltre un secolo fa sulla facciata dell’edificio, fecero riapparire, pur deteriorata, l’antica scritta recante il nome dato dai francesi alla via Magna Burgi, oggi Palestro, nel tratto da piazza di Città a Porta Vercelli. «Il nome era dovuto – spiegò, all’epoca, l’avvocato Alessandro Raucci, appassionato studioso della storia della sua città – alla battaglia vinta da Napoleone, a Marengo appunto, il 14 giugno 1800. Vinta da lui, ma per merito di un suo subalterno, il Generale Desaix, che rovesciò, con una carica di cavalleria, le sorti dello scontro, che parevano ormai compromesse e che morì quello stesso giorno alla testa dei suoi dragoni. Anche al Desaix venne intitolata una via, sempre ad Ivrea, l'attuale via Quattro Martiri. Un tempo, vi era ancora tale scritta su un angolo della casa in cima alla strada, poi cancellata, negli anni '80, da una improvvida ristrutturazione». Dai Cimbri ai Goti, dai Bizantini agli Alleati, passando per spagnoli, austriaci e francesi, fino alla Wehrmacht, Ivrea, nei suoi oltre 2000 anni di storia, ha registrato la presenza di molti eserciti stranieri: «Raramente –evidenziò Raucci- queste invasioni hanno lasciato dei segni tangibili agli occhi degli eporediesi di oggi: venuti meno i ricordi di chi c'era, non restava altro. Sembra pertanto strano poter vedere oggi una testimonianza dell'ultima occupazione francese della città, avvenuta tra il 1800 ed il 1814, quando Ivrea divenne Ivrèe e il Canavese Département de la Doire. Epoca densa di speranze, deluse, e di guerre combattute dai nostri coscritti sotto le bandiere dell'occupante e concluse poi con la radicale sconfitta della Francia e di Napoleone». Circa 30 anni fa, invece, fu Toni Ziliotto ad individuare, sulla facciata di casa Ravera, in via della Cattedrale, un’altra scritta recante il nome di una via del tempo francese, Rue de la Bienfaisance, ricomparsa anch’essa dopo che le piogge avevano provveduto a dissolvere le tinteggiature di copertura effettuate negli anni della Restaurazione. Ziliotto aveva auspicato, allora, che in Comune qualcuno provvedesse al restauro di quel suggestivo riquadro, «riconoscendone il valore testimoniale e turistico». Invano, ovviamente. E indicò anche un'altra scritta, ancora più antica rispetto a Rue de Marengo: via Ortasso, sempre meno leggibile, poco sopra alla targa di Via Siccardi, sulla facciata laterale del convento di San Francesco, attuale sede del commissariato di Polizia.