Funghi velenosi presi per buoni. In provincia di Treviso si contano una decina di casi di intossicazione l’anno, legati al consumo di funghi non commestibili.
Tra i casi più eclatanti gestiti nel 2023 dall’Ulss di Marca, il ricovero di due coniugi per un grave avvelenamento. La coppia aveva raccolto in un prato dei simil-mazza di tamburo (in realtà Lepiota di piccola taglia, potenzialmente mortali).
Marito e moglie sono quindi finiti in ospedale con dolori lancinanti allo stomaco, una gastroenterite acuta in atto e una forte insufficienza epatica da curare. Hanno rischiano grosso, ma fortunatamente sono riusciti a superare l’intossicazione.
Anche quest’anno, il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria lancia la consueta campagna di controlli gratuiti sulla commestibilità dei funghi freschi raccolti dai privati cittadini.
Un servizio fornito dai servizi di igiene e sanità degli alimenti dei distretti di Treviso, Pieve e Asolo che mettono a disposizione micologi esperti per la verifica del raccolto. «Non affidatevi a credenze popolari o a metodi empirici».
È l’invito diramato dall’équipe dell’ispettorato micologico, che aggiunge: «La maggior parte delle intossicazioni (ben il 90%) si concentra nei mesi di settembre, ottobre e novembre, ed è determinata da funghi velenosi raccolti da persone inesperte ma, anche, da funghi generalmente commestibili, raccolti in luoghi non idonei o cucinati in modo non appropriato. Per questo è opportuno sottoporre al controllo micologico tutti i funghi freschi trovati, prima di consumarli, in modo da avere la certezza che si tratti di specie commestibili. Ricordiamo, infine, che tutti i funghi devono essere consumati ben cotti, poiché crudi sono scarsamente digeribili, se non addirittura tossici».
Ad esempio, il comune “chiodino” (Armillaria mellea), il fungo più raccolto nella zona pedemontana, è notoriamente tossico da crudo e diventa commestibile da cotto: richiede una pre-bollitura di venti minuti, l’eliminazione dell’acqua, e la successiva cottura definitiva.
I funghi da sottoporre a verifica devono rispondere ad alcuni requisiti: essere freschi, integri e sani, interi e puliti da terriccio e altre impurità. Chi volesse cimentarsi nella raccolta deve munirsi di titolo rilasciato dagli enti preposti (Comunità Montane, Comuni, ecc.).
Inoltre, può essere utile consultare la guida online “I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni” presente sul sito del ministero della Salute e realizzata in collaborazione con il centro antiveleni dell’ospedale Niguarda di Milano. In caso di comparsa di sintomi associabili al consumo da funghi, anche se mangiati giorni prima, ci si deve rivolgere, al più presto, al pronto soccorso.