FORNI DI SOTTO. Marilenghe a Forni di Sotto: Angelo Floramo ed Erminio Polo presentano il vocabolario Italiano-Fornese, scritto da quest’ultimo. L’appuntamento è sabato 20 luglio, alle 17, nell’auditorium “Sala Azzurra” di Forni di Sotto.
Dopo il “Vocabolari Fornez-Talian” pubblicato nel 2018, l’autore ha completato lo studio della variante forneze di sot della lingua friulana dando alle stampe il volume che raccoglie la traduzione delle parole italiane nella lingua parlata e scritta a Forni di Sotto.
Il cofanetto che contiene i due vocabolari ha richiesto all’autore un impegno di oltre quarant’anni.
Uno sforzo tanto rigoroso dal punto di vista linguistico quanto paziente e appassionato nelle ricerche sul campo: «Mi sono fatto carico di raccontare la lingua che ha maturato la mia fanciullezza – racconta Polo – ho cercato, raccolto e trascritto le parole riportate in fornez sui libri, quelle parlate ancor oggi e anche quelle oramai andate in disuso. Fossili preziosi, parole capaci di rivelare a coloro che sanno interrogarle la storia, la fisionomia sociale e i rimandi culturali della comunità in cui sono nato e cresciuto».
Allo stesso modo della biodiversità in ambito ecologico, nella comunicazione umana l’uso della lingua madre restituisce all’individuo un codice espressivo e un bagaglio terminologico capaci di favorire la trama delle relazioni e nutrire il sentimento di appartenenza alla comunità.
Le originali sfumature semantiche contenute in alcune parole descrivono il rapporto che gli esseri umani intrattengono con l’ambiente, con gli avvenimenti storici, la cultura, l’economia, la struttura sociale di un determinato contesto. Perché la lingua traduce e scolpisce l’identità della comunità che la parla, disegna e decodifica il mondo che la esprime.
«Se parli con un uomo in una lingua a lui comprensibile, arriverai alla sua testa. Se gli parli nella sua lingua, arriverai al suo cuore», ci ricorda Nelson Mandela.
Nelle molteplici declinazioni locali della lingua friulana, la parlata forneze disot si discosta in parte dalla Koinè friulana ufficiale sia per la presenza di alcuni lemmi originali (residui lessicali delle occupazioni patite nel tempo, contaminazioni di termini importati dagli emigranti, specificità delle variabili ambientali) che per la grafia e la pronuncia riconducibile vagamente al friulano parlato nell’area occidentale della nostra regione.
Alla presentazione del vocabolario Polo si confronterà con il professor Floramo sugli intrecci e i rimandi di significato che caratterizzano la relazione tra una lingua e la vita degli uomini e delle donne che la parlano.
Con uno sguardo antropologico indagheranno quanto la lingua madre rappresenti uno dei veicoli basilari nel processo di costruzione personale e collettiva della visione del mondo.