DUINO AURISINA. Il Tribunale di Capodistria ha condannato giovedì a 23 anni di reclusione Adriano Petelin, il 60enne originario di Duino-Aurisina ritenuto dai giudici il responsabile dell'omicidio di Darje Grmek.
Grmek, 57 anni, era stato massacrato nell’aprile di due anni fa con oltre una ventina di coltellate alle spalle e poi bruciato con la benzina nella sua casa di Kobjeglava, nei pressi di Comeno, sul carso sloveno. Grmek era stato trovato dai vigili del fuoco sloveni riverso a terra, con il corpo semi carbonizzato.
L’incendio doveva servire a cancellare qualsiasi traccia. Per questo Petelin aveva cosparso il cadavere e la cucina di benzina. Poi era fuggito. Ma le fiamme non erano riuscite a intaccare tutta l’abitazione e nemmeno l’intero corpo di Grmek: le ferite erano ancora evidenti. Quello che dunque doveva apparire come un incendio in una casa di campagna, nascondeva altro.
Grmek aveva dei precedenti per traffico di droga. Le indagini degli investigatori della polizia slovena e del Nucleo di polizia giudiziaria della nostra Polizia locale, su mandato della Procura di Trieste, si erano subito focalizzate quindi sul giro di spaccio nella zona di confine. Gli investigatori italiani avevano dato un contributo importate all’indagine, anche perché da tempo lavoravano su quel giro di stupefacenti. E il nome della vittima, in quel contesto, era peraltro già venuto a galla: il nome “Darjo” compariva infatti nella rubrica del cellulare sequestrato nel novembre del 2020 a un cinquantenne triestino, un altro spacciatore del Carso, che si riforniva da Grmek, che fungeva da grossista.
I sospetti della polizia slovena si erano focalizzati su quattro triestini, consumatori e spacciatori che risiedono in Carso. Era stato sottoposto a fermo un uomo di Prosecco, rilasciato poi per mancanza di prove.
Nella casa di Grmek, la Scientifica slovena aveva rinvenuto impronte e Dna dappertutto. Soprattutto quello del triestino Petelin, nome che era già noto agli investigatori italiani visti i suoi precedenti per traffico di droga e di armi. Darjo Grmek, come detto, era un trafficante di droga. Vendeva soprattutto cocaina e marijuana agli spacciatori della zona di confine, tra cui quelli triestini. Adriano Petelin, era un suo cliente. E aveva parecchi debiti con lui.
La svolta era arrivata tre mesi dopo il delitto, quando lo stesso Petelin si era presentato al commissariato di polizia a Capodistria per chiedere la restituzione di un cellulare che gli era stato sequestrato durante l’inchiesta. Gli agenti, trovandosi inaspettatamente proprio l’indagato numero uno davanti, lo avevano fermato ed era finito in carcere.
Ieri la condanna di Petelin a 23 anni. Il procuratore Katjuša Poropat Lakošeljac aveva chiesto per il 60enne triestino la condanna a 30 anni di reclusione, mentre il suo difensore, ne aveva chiesto l’assoluzione. La difesa di Petelin presenterà ricorso. —
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