PORDENONE. Registrato il primo caso di West Nile nel pordenonese. L'infezione è stata accertata martedì, come riporta l'azienda sanitaria, in una paziente anziana ricoverata nel reparto di Neurologia dal 12 luglio per febbre associata a sintomi neurologici.
Da quanto si apprende le condizioni generali della paziente sono gravi e la prognosi è attualmente riservata. La signora, residente in provincia, non ha riferito di aver viaggiato o soggiornato in particolari zone a rischio, pertanto, il caso viene considerato autoctono.
Subito dopo la segnalazione di positività sono tempestivamente partiti gli accertamenti del caso da parte del Dipartimento di Prevenzione dell'Asfo. Mercoledì, inoltre, è stata disposta dal Centro nazionale trapianti l'introduzione delle misure di sorveglianza e prevenzione nei confronti della trasmissione del virus mediante trapianto d'organo, tessuti e cellule per tutti i residenti in Friuli Venezia Giulia, così come indicato dal Piano nazionale per le arbovirosi.
Come ha spiegato il direttore del reparto di Infettivologia Massimo Crapis a oggi non esiste un vaccino contro il virus West Nile. «Oltre alle misure che prenderà il dipartimento di prevenzione – ha dichiarato –, sicuramente sarà necessario sensibilizzazione e informare gli utenti sulla necessità di proteggersi dalle zanzare, in particolare dalla specie Culex, che più frequentemente tendono a diffondere questo tipo di infezione».
Oltre a spruzzarsi il repellente all'imbrunire e durante le ore serali, Crapis consiglia di bonificare nei giardini delle abitazioni private, per quanto possibile, le pozze d'acqua e i tombini, due zone dove tendono a concentrarsi le zanzare. «L'ideale – aggiunge – è tenere abbassate le zanzariere considerando che si tratta di un tipo di insetto che predilige i luoghi chiusi».
A oggi, tuttavia, la situazione si può definire sotto controllo anche se l'attenzione rimane alta, così come per tutte le malattie infettive che vengono trasmesse dalla puntare delle zanzare, considerando che le alte temperatura favoriscono la loro presenza nell'ambiente.
«Sul fronte della febbre Dengue – conclude il direttore –, è costante la sorveglianza di coloro che rientrano da paesi endemici o per i quadri clinici che possono far sospettare questo tipo di infezione . Al momento non abbiamo infezioni accertate ma, anche in questo caso, l'attenzione è sempre alta per evitare che possano nascere focolai»