Applausi e festeggiamenti. La sinistra nostrana, sempre a caccia di inciuci e di vittorie facili (meglio se in controtendenza rispetto al voto delle urne), si spella le mani per la riconferma di Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea. A sostenere la presidente uscente, già ministra di ferro del governo Merkel, il cartello dei perdenti delle urne del 9 maggio. Ma per Pd, 5Stelle, renziani e progressisti vari il bis ella Ursula è una vittoria schiacciante e, neanche a dirlo, la prova provata dell’isolamento del governo italiano.
Nel giro di qualche minuto parte la nuova narrazione su una Giorgia Meloni perdente e irresponsabile perché – udite udite – avrebbe anteposto gli interessi di bottega a quelli dell’Italia. Una gara a chi la spara più grossa e tanta smania di copyright sulla rielezione che capovolge il voto europeo che ha decisamente svoltato a destra. Tra i più smaniosi Angelo Bonelli insieme ai Verdi europei che, visto il numero dei franchi tiratori, non si sa bene se abbiano appoggiato o silurato la von der Leyen.
“Il voto dei Verdi europei, compreso quello della delegazione italiana degli europarlamentari è stato determinante per fermare l’avanzata della destra e con essa Giorgia Meloni. La nostra strategia ha funzionato”, esulta il capo di Avs. “Oggi la destra europea è deflagrata e con essa anche FDI di Giorgia Meloni che esce indebolita”. Immancabile la nota dei green italici. “Oggi abbiamo votato per fermare l’alternativa non dialogante e distruttiva a Ursula von Der Leyen”. Così i baldanzosi Cristina Guarda, Benedetta Scuderi, Leoluca Orlando e Ignazio Marino.
Partecipa alla gara anche Sandro Gozi con una tesi smentita dagli stessi alleati. “Complimenti a Giorgia Meloni. È stata abbandonata da Orbán e dai suoi amici estremisti. Ha anteposto gli interessi del suo partito europeo a quelle del Paese che guida. Non c’è che dire: dall’8 giugno ha inanellato una serie di fallimenti colossali”. Parola del segretario del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe. Per il renziano Davide Faraone è vero il contrario. “Giorgia Meloni in Europa ha scelto di andare a braccetto con Salvini e Orban”.
Su X il capogruppo democratico nella commissione Esteri della Camera, Enzo Amendola, dà lezioni di patriottismo. “Chi rappresenta il governo deve anteporlo agli interesse di parte. La sceneggiata di Fdi è una pantomima da politici di quarta fila. Imparare a stare al mondo”. Dal Nazareno è un’ondata di dichiarazioni copia e incolla. Parola d’ordine: anticipare un pericoloso isolamento dell’Italia nello scacchiere europeo. Una tesi che non ha portato molto fortuna in campagna elettorale. “Governo spaccato. Due partiti della maggioranza schierati con la destra estrema in Europa. Salvini detta la linea a Giorgia Meloni. Pensano agli interessi di bottega dimenticando quelli dell’Italia. Patrioti di cartone”. Così su X la dem Anna Ascani. Per l’occasione rispunta Piero Fassino: “Qualsiasi sia la sua appartenenza politica, il presidente del Consiglio di uno dei Paesi fondatori e terzo Paese dell’Ue non può mettere l’Italia ai margini, isolandola e rendendola subalterna alle forze antieuropee. Da oggi l’Italia è più debole e più sola”. Per Gianni Cuperlo, addirittura, “il governo italiano si presenta sbrindellato ai tavoli europei . Se la Schlein per ora non parla Giuseppe Conte non resiste alla tentazione di straparlare contro la premier. Ma è solo l’inizio
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