Carlos Alcaraz bissa il titolo di un anno fa contro lo stesso avversario, Novak Djokovic, questa volta sconfitto senza cedere set ma con un finale thriller dopo i tre match point consecutivi annullati dal serbo
[3] C. Alcaraz b. [2] N. Djokovic 6-2 6-2 7-6(4)
Quattro finali Slam e quattro trofei alzati: Carlos Alcaraz mantiene immacolata la statistica battendo in tre set Novak Djokovic nella riedizione della finale di un anno fa. 6-2 6-2 7-6(4) in due ore e mezzo per lo spagnolo che è stato in controllo per l’intera sfida fino ai tre match point consecutivi non sfruttati, complice una comprensibile tensione di fronte a un avversario la cui storia insegna che non è mai battuto, che sembri sotto un treno o a prescindere dalla più disperata situazione di punteggio.
Bravo dunque Alcaraz a ritrovare il sangue freddo e a mantenerlo in un tie-break durante il quale ha mancato di poco un paio di vincenti, quei punti che possono essere pesantissimi.
Il rientro di Djokovic non è tuttavia arrivato dal nulla perché, dopo i primi due parziali a senso unico e a dispetto del break di svantaggio nel terzo, il campione serbo aveva infine trovato forse non il suo miglior livello ma certo non era più in balia dell’avversario. E in balia del proprio gioco al volo, perché Nole è mancato innanzitutto nei pressi della rete, dove non ha chiuso o ha sbagliato direttamente, in modo e con percentuali quasi clamorose nei primi due parziali. In netto miglioramento nel terzo (così come con il rendimento della prima di servizio, mentre Carlos è sempre stato sopra l’80%), nel sesto game un’ennesima volée di rovescio in rete si è forse rivelata determinante per l’esito della frazione.
Alcaraz ha dunque rispettato i pronostici che lo vedevano favorito, decisamente favorito sulla carta ma, quando si tratta di giocare una finale di Wimbledon contro Djokovic, non è affatto scontato materializzare sul campo quella superiorità, anzi, e siamo stati vicinissimi a vederlo accadere. Carlos aveva però dimostrato un anno fa di avere tutti gli strumenti per battere il fenomeno di Belgrado sul Centrale più famoso del mondo, lì dove ha trionfato sette volte. Ci è riuscito di nuovo, gestendo al meglio la ricerca di un equilibrio tra il suo desiderio di esibire accelerazioni devastanti, tocchi vellutati e recuperi impossibili (insomma, un match con tanti highlights quanti i punti giocati – ce ne sono stati parecchi comunque) e la concretezza necessaria per chiudere i match. Al netto della tensione quando manca un punto, un solo, piccolo, enorme punto.
Carlos sceglie di partire in risposta e in un game da venti punti mette in mostra buona parte del suo gioco: vince uno scambio lungo come previsto ma poi, sul 15-30 per una nastro fortunato, affretta un dritto a velocità inutilmente fotonica, piazza il passante in allungo (volée però troppo scolastica) e le risposte fulminanti. Nole mette una prima su due, da sinistra salva quattro palle break, poi capitola dopo la comoda volée affossata e un altro gratuito. Alcaraz consolida, Djokovic si iscrive a referto, 2-1.
Ci si attendevano dei serve&volley da parte 24 volte campione Slam, forse però non già nelle primissime fasi dell’incontro; tra l’altro, nel quinto game, il bilancio dei punti vinti a rete è di due su dieci. Quinto game, ceduto con il doppio fallo serbo, in cui la prevista superiorità di Carlos si rende manifesta. La reazione di Novak c’è ma non va oltre il 30-40, rimediato da Alcaraz con servizio&dritto, e il primo parziale scivola via senza ostacoli fino al 6-2. Non una buona notizia lato Serbia, per cui non era affatto infondata la speranza di una partenza contratta da parte dell’avversario, così da piazzare un importante mattoncino.
Il dritto di Nole concede troppo colpito in movimento e il numero 3 del mondo lo pungola sapiente: questa volta il break in apertura di frazione arriva veloce. Djokovic contiene lo svantaggio e resta visibile nel retrovisore spagnolo, mentre di Alcaraz si può apprezzare che non rischi di spaccarsi per tentare di rimettere un’ottima volée smorzata serba su un punto pressoché inutile. Si fionda invece su quella del settimo gioco, il classe 2003, che poi riesce a rispondere a tre prime consecutive; Novak replica suo malgrado la pessima volée del primissimo gioco e ci aggiunge il doppio fallo: 5-2. Carlos viaggia sull’86% di punti vinti con la prima e senza patemi manda in archivio un altro 6-2.
Novak ricomincia tenendo la battuta, una novità apprezzata da chi vuole vedere un match combattuto e si porta sullo 0-30 nel successivo game di risposta, vanificato dalle giocate da fenomeno dell’avversario.(e ancora un colpo al volo insicuro, sul 15-30). Sull’1-1, Carlos si procura quattro chance da sinistra per allungare, ma tre prime alla T con successive buone giocate a rete e un ace esterno evitano quello che avrebbe potuto essere l’ultimo allungo. Djokovic c’è e ci crede, ora la prima di servizio gli porta i punti necessari e il sesto gioco è sicuramente il primo in cui Alcaraz è davvero messo in ambasce in battuta; Nole risponde da par suo, tiene lo scambio, passa e torna a palla break, la seconda del match, cancellata dal primo servizio spagnolo. Il vero rimpianto è però l’ennesima bruttezza a rete sul 15 pari, punto alla fine decisivo per l’economia del game, 3 pari. Due giochi di respiro, poi Carlos scatena il dritto: un buco per terra che lascia fermo Nole, un altro pesante che non viene controllato e uno che è un passante al volo, 0-40. Djokovic ci mette una prima pezza con un’ottima volée, poi viene punito dal passante bimane. Alcaraz serve per il titolo sul 5-4, con il 40-0 che arriva facile. Un doppio fallo, una risposta profondissima e la tensione va alle stelle. Due “let” ad accrescerla, poi la prima e il dritto al volo, largo, come fuori va quello in uscita dal servizio con l’avversario che correva dall’altra parte. Ancora un gratuito con lo stesso fondamentale ed è 5 pari, tre match point consecutivi svaniti. Un paio di minuti dopo, Carlos deve servire per portare il set al tie-break invece di prepararsi per la premiazione. Il 6 pari arriva comodo facendo rifiatare il pubblico.
Si parte con un regalo di Alcaraz, che poi sale 3-1 aggiustando il dritto, ma un rovescio (un po’ forzato) fuori di un paio di fili d’erba significa cambio campo sul 3 pari. Tocco spagnolo delicato per la mezza volata che non si può rimandare, poi il ventunenne di Murcia rallenta sul dritto serbo che fa cilecca: 5-3. Arrivano altri due match point consecutivi con la smorzata ben giocata dopo il servizio: la prima non entra, c’è il fantasma di quel doppio fallo commesso in precedenza, invece la seconda al corpo è buona e non torna indietro: Carlos Alcaraz si conferma campione di Wimbledon, battendo nuovamente in finale Novak Djokovic che rimanda ancora l’aggancio agli otto titoli di Roger Federer.
