SAN DORLIGO. Sono arrivati da tutta Europa a Trieste, per partecipare a quello che oramai è considerato a tutti gli effetti l’annuale raduno continentale dei serbi che vivono lontano dal loro paese d’origine. Sono circa 3 mila i serbi che sabato hanno pacificamente invaso lo spazio che circonda il campo di calcio di Domio, per farne, fino a domenica, una sorta di capitale all’estero, celebrando l’appuntamento con balli, canti e musiche tipiche, nel segno dell’amicizia e dell’integrazione.
Nato 15 anni fa, con il pretesto di dare vita a un torneo di calcio, in modo da far stare assieme in un contesto sportivo quanti hanno dovuto abbandonare la terra di Serbia per trovare una condizione di vita migliore, l’appuntamento è cresciuto fino a diventare un momento atteso con entusiasmo da migliaia di serbi che vivono nei vari paesi europei.
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«Ho lavorato per 20 anni in Italia prima di trasferirmi in Svizzera – racconta Goran, di professione autista – ma non rinuncerei alla tappa triestina per tutto l’oro del mondo». E il suo discorso potrebbe essere moltiplicato per centinaia di volte. Sabato erano presenti serbi che vivono in Francia, Austria (addirittura 200 coloro che hanno raggiunto Domio partendo da Vienna), Germania, e ovviamente Italia. Numerosi anche quelli che hanno lasciato la Serbia proprio per raggiungere Trieste.
«Vedere questa moltitudine di connazionali che si sobbarcano migliaia di chilometri pur di essere presenti – sottolinea Dejan Cvejić, presidente dell’associazione culturale Vuk Karadžić, fondata nel 1995 dai serbi che vivono a Trieste e che è l’organizzatrice dell’appuntamento – è per noi motivo di straordinaria soddisfazione. Vediamo vecchie amicizie rinnovarsi, nuovi rapporti consolidarsi. A Trieste siamo in 12 mila: possiamo dire che formiamo una specie di città nella città».
C’è un unico momento nel quale le rivalità fra connazionali si manifestano: nel torneo di calcio a sette. Quest’anno le squadre iscritte a giocare sul campo del Domio sono addirittura 52, per un totale di più di mezzo migliaio di giocatori, divisi fra 32 formazioni del torneo senior e 20 per veterani over 40.
Poi tutto finisce davanti a un boccale di birra. O qualcuno di più. «Quest’anno contiamo di distribuire circa 6 mila litri di birra – dicono gli addetti al banco – e anche sotto questo profilo possiamo stabilire un record». Simbolo della manifestazione il toro di 700 chili, messo allo spiedo. «Una tradizione per noi – dice Cvejić – alla quale siamo particolarmente legati».
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Al momento inaugurale, sono intervenuti i rappresentanti istituzionali, a cominciare da padre Raško Radović, responsabile della chiesa serbo ortodossa di via San Spiridione: «Quando la gente sta assieme e l’amicizia è visibile come in questo caso, siamo in un contesto positivo e importante. Questa è una bellissima festa». Il sindaco Roberto Dipiazza: «La città vi deve molto – la sintesi dell’intervento – perché ci avete aiutato a portare a termine molti progetti». Zlatimir Selakovic, presidente della comunità serba, è felice: «Siamo una bella comunità, integrata e partecipe della vita di Trieste».