Quando si è avvicinato al mondo arbitrale, Andrea De Nard non aveva ancora compiuto 13 anni. All’epoca, un infortunio al ginocchio gli impediva di praticare le lezioni di educazione fisica alla scuola media Nievo e di conseguenza il professore, Sandrino Fregona, gli suggerì di cimentarsi in questa esperienza.
Era la stagione 2005-2026 e a distanza di quasi vent’anni, De Nard è diventato il primo fischietto bellunese ad approdare nella massima serie di volley. Ciò significa che d’ora in poi dirigerà – a crescere, in linea di massima – serie A3, A2 e Superlega maschile, nonché serie A2 e serie A1 femminile.
L’esperienza nel nazionale non gli manca di certo, considerando che da dieci annate esatte dirige in B, tuttavia adesso cambia il mondo. Quella sorta di “assaggio” da addetto al video check in A3 – era spesso il responsabile video alle partite del Belluno Volley – gli consentirà di vivere in modo meno impattante un salto significativo. In un certo qual modo, gli abbiamo portato fortuna come Corriere delle Alpi, consegnandogli a metà giugno il premio riservato ai direttori di gara in occasione della Festa dello Sport svolta al Pala Feltre.
Andrea, non eri neanche adolescente quando hai cominciato. Ora arbitri in serie A.
«In effetti dovevo ancora compiere 13 anni. Complice un infortunio al ginocchio, le lezioni di ginnastica potevo al massimo guardarle. Così mi occupavo di dirigere le sentitissime sfide di calcio, basket e pallavolo. Il prof Sandrino Fregona, che spero da lassù sia orgoglioso di me, disse che me la cavavo bene. L’unica soluzione però era iscriversi al corso arbitri di volley, in quanto non dovevo correre. Io non conoscevo il volley, anzi a essere sincero neppure mi piaceva. Fa strano dirlo ora, essendomene in breve innamorato perdutamente».
Un bel percorso, a rivederlo ora.
«Da piccolo e sbarbatello, accompagnato dai genitori nelle palestre in provincia al salto in regionale, sino alla conquista nella B nel 2014. Quello forse è stato lo step più complesso, considerando che emergere non è facile tra 550 fischietti. Tuttavia mi sono sudato il traguardo della A, pur sottolineando come sia solo virtuale: ora devo rimettermi in gioco da capo».
Parentesi tecnica: parliamo del video – check, in una disamina che può coinvolgere pure il calcio con il Var. Aiuta davvero l’arbitro o gli mette pressione, in quanto sconfessa eventuali decisioni facendo perdere autorità?
«No no, è un supporto incredibile. Dà serenità al contesto, perché un arbitro quando sbaglia non lo fa mai con cattive intenzioni. Ciò che corregge gli errori e placa gli animi, è sempre ben accetto».
Cosa dicono mamma Maura e papà Walter?
«Sono felicissimi, hanno sempre appoggiato la mia scelta. Ricordano che non era facile all’inizio, nel momento in cui dagli spalti avvertivano critiche nei miei confronti. Appena si sono trasformate però in elogi, è diventato più gratificante anche per loro. Sottolineo come peraltro spesso le rimostranze maggiori avvengono nelle categorie più basse. Più sali e maggiore è l’attenzione rivolta a quanto accade nel gioco».
Hai diretto anche finali scudetto di beach volley.
«Altre esperienze impossibile da dimenticare, dopo aver seguito appositi corsi perché giocoforza alcune dinamiche del gioco risultano differenti».
Quali consigli dai ai giovani arbitri?
«Intanto di tentare questa strada, che può dare soddisfazioni vere. Basti pensare che da Belluno, oltre al sottoscritto in A, abbiamo due arbitri in B: Eleonora Fiabane e il neopromosso Alessandro Sacchet. A chi si approccia a questo mondo consiglio due cose: guardare tanta pallavolo di alto livello e recatevi nei palazzetti: conoscere e capire l’atmosfera circostante aiuta. Intanto ringrazio quanti hanno e stanno tutt’ora condividendo il percorso con me, specie l’allora comitato di Belluno ora unito con Treviso».
