Il parrocchetto dal collare è un pappagallo originario di Africa e Asia e si sta diffondendo in Italia. Nulla di male se non fosse una specie aliena e potenzialmente dannosa per l’agricoltura. La Toscana è la prima Regione ad aver approvato un piano di controllo. La giunta del primo luglio scorso ha approvato la dlibera e ha autorizzato interventi da parte della Polizia provinciale con la possibilità di delegare allo scopo le Guardie Giurate venatorie.
La specie del Parrocchetto dal collare è partita da poche decine di esemplari di alcuni anni fa, fino a diffondersi in tutta la nazione ed è particolarmente numerosa nella piana fiorentina. “L’invasione dei parrocchetti rischia di scappare di mano così come è scappata di mano quella dei cinghiali, dei cani inselvatichiti, dei colombacci, dei piccioni e di altre specie”, aveva avvertito Cesare Buonamici, presidente di Coldiretti Firenze. Questi piccoli uccelli, grazie al loro forte becco, sono in grado di rompere gusci di frutta secca, cibandosi di mandorle e anche di ogni altro genere di raccolto: dal mais, al grano, ai semi di girasole. Il controllo della specie è stato autorizzato durante tutto l’anno. Nel caso fossero rilevati danni alle colture agricole o alle attività zootecniche, si potrà intervenire anche senza l’impiego di metodi ecologici. La decisione di implementare un piano di controllo è stata supportata dal parere favorevole dell’ISPRA.
Fortemente contrarie la LNDC Animal protection e la Rete dei Santuari di Animali Liberi. “La Regione Toscana ha approvato il piano di controllo del parrocchetto dal collare, con tanto di parere favorevole dell’ISPRA. Le parole “piano di controllo”, come sempre, sono un modo gentile per cercare di addolcire la verità: procedere con lo sterminio di questi animali considerati invasivi. In particolare, la Regione Toscana è intervenuta su pressione di Coldiretti a seguito delle proteste degli agricoltori in merito ai danni che questi uccelli causerebbero alle loro coltivazioni – si legge in una nota – Se anche questa specie fosse effettivamente invasiva o aggressiva, causando problemi per la biodiversità, insediandosi prepotentemente negli habitat degli altri volatili, non di meno dobbiamo constatare che come al solito viene scelta la soluzione più drastica e cruenta, quando invece si potrebbero valutare altre strade anziché scegliere sempre la strada dell’uccisione. LNDC Animal Protection e la Rete dei Santuari di Animali liberi hanno intanto fatto una richiesta di accesso agli atti per avere tutta la documentazione che ha portato a questa decisione e studierà la vicenda per valutare le possibili azioni da intraprendere”
“Ancora una volta gli animali devono per gli errori dell’essere umano. Abbiamo richiesto la documentazione che ha portato a questa decisione e valuteremo le azioni da intraprendere”, commentano Piera Rosati per LNDC Animal Protection e Sara D’Angelo per la Rete dei Santuari di Animali liberi. E aggiungono: “I parrocchetti dal collare non sono animali autoctoni e non sono arrivati qui da noi da soli. Si tratta di animali importati per essere venduti come animali da compagnia e poi scappati dalle loro gabbie o liberati in natura, con tutte le conseguenze del caso. Invece di pensare subito a uccidere, dovremmo interrogarci su come regolamentare meglio – o perché no vietare – il commercio di animali esotici che poi diventano un problema per i nostri ecosistemi, pagando con la loro vita una colpa non loro. Allo stesso tempo, invitiamo le persone che comprano o hanno intenzione di comprare uno di questi animali a riflettere bene su questa scelta”.
L'articolo La “guerra” al parrocchetto dal collare in Toscana. Gli animalisti: “Li sterminano”, gli agricoltori: “Danni ai raccolti” proviene da Il Fatto Quotidiano.