I morti non sono tutti uguali. E non parlo delle cause e delle ragioni, parlo dei popoli. Non che avessi bisogno di una riprova ma nelle ultime 24 ore ho volutamente messo gli occhi, fissi, sui miei social dove ho il riscontro di una bella fetta della società. Volevo percepire la reazione della massa (per quello che vale) alla strage nell’ospedale pediatrico di Kiev. Al momento siamo a quota zero: ZERO. Non solo
Scorrendo alla disperata ricerca di un «Je Suis Kiev» o baggianate simili mi sono però imbattuto in 23, contate, storie per ricordare le vittime a Gaza. In questi 23 c’è di tutto: giovani e meno giovani, maschi e femmine accumunate dallo schieramento politico e soprattutto da una certa tifoseria. Una parola che non uso a caso.
La vita ha un valore infinito, qualsiasi vita. Fare delle differenze significa semplicemente essere tifosi di una battaglia politica, tifosi contro qualcosa o qualcuno (per lo più si tratta dell’occidente, Stati Uniti in primis, Israele secondo…), in pratica si è razzisti, si, razzisti. Se hai cuore di ricordare le atrocità di ogni giorno nella Striscia di Gaza devi anche ricordare i bambini che ieri hanno perso la vita per un missile scagliato contro quello che dovrebbe essere il luogo intoccabile del mondo, anche dalla guerra: un ospedale, figuratevi poi se stiamo parlando di un ospedale di bambini. Gli innocenti per eccellenza.
Se non lo fai, cosa di cui sia chiaro, hanno pieno diritto, non puoi però più porti come «pacifista», anzi, meglio ancora, non puoi più venderti come «persona di gran cuore», perché è questo la vera nota stonata di gran parte del mondo filo palestinese della sinistra italiana. Sventolando la bandiera, indossando la kefir e mostrando le foto dei bambini morti o feriti a Gaza questi si sentono come le migliori persone del mondo, le uniche dotate di un Cuore. Invece è tutta una truffa, è tifoseria politica, è anti americanismo, è antisemitismo ed il dolore di Gaza diventa un terribile pretesto per gridare contro questo o quello.
Oggi sarebbe stato bello vedere gli occupanti delle università pro Hamas fare un sit-in fuori dall’ambasciata russa. Oggi sarebbe stato bello vedere una manifestazione con la bandiera gialla ed azzurra. Niente, nulla di tutto questo. Anzi.
Le 23 persone che oggi mi hanno ricordato il dolore dei palestinesi sono sicuro incolpino gli Usa, la Nato, l’Europa anche delle morti di ieri a Kiev cui «non dobbiamo dare armi», che «dovrebbe cedere i territori in cambio della Pace» ed altre amenità simili.
Il missile di ieri di Mosca aveva due obiettivi, un ospedale per bambini e l’ipotetica apertura di un tavolo diplomatico alla ricerca di un accordo.
A Kiev un bambino che si trovava in sala operatoria, anestetizzato, si è risvegliato proprio per il botto del missile che ha distrutto lo stabile. Come questo vi lascia indifferenti questo si, mi spaventa, cari 23…