L’esordio nella narrativa del 26enne pavese Filippo Capobianco è con un grande editore come Baldini e Castoldi. D’altronde “Le supernove non fanno rumore e tu tossisci a teatro?” (160 pp, 19 euro) ha tutti i numeri per diventare un libro di successo.
“Le supernove non fanno rumore è un romanzo che ogni tanto – spesso – va a capo, un libro – anche – di poesie che parla di meccanica quantistica e di un mondo che abitiamo tanto quanto ci abita lui: è il mondo in cui esplodono come fiori i nostri sogni, e quello che i nostri sogni, come fiori, spesso calpesta. Eppure, questo è il solo mondo che continuiamo a riscrivere e immaginare, salvandolo ogni giorno dall’oblio attraverso piccoli ed eroici atti di poesia”.
Filippo Capobianco, provi lei a spiegare in poche righe questo romanzo...
«È la storia dell’autrice che scrive gli Universi – risponde lo scrittore da Bilbao dove si trova in vacanza –. E in quale lingua può scrivere gli Universi, se non in poesia? Volendo posso trovare una definizione ancor più semplice: è il minestrone della nonna».
Come è nata l’idea di scrivere un libro originalissimo che non sembra conoscere alcun confine tra drammaturgia, poesia e scienza?
«Sono stato molto fortunato, nel senso che la sollecitazione iniziale è partita da Elisabetta Sgarbi che mi ha comunque dato tutto il tempo necessario per ragionare su questo progetto, per individuare una proposta artistica che mi convincesse. Ho scartato fin da subito la raccolta di poesie, ha quindi preso corpo questo libro che è molte cose insieme. E che naturalmente rivela quello che è il mio rapporto con la fisica. Ho un profondo debito di riconoscenza sia nei confronti di Elisabetta sia nei confronti della mia editor, Chiara Spaziani, il cui lavoro è stato davvero preziosissimo».
Un romanzo molto ambizioso, viste le tematiche trattate, la nascita dell’universo, ma mai ostico. Anzi, è molto divertente.
«Io penso che “Le supernove non fanno rumore e tu tossisci a teatro?” sia un libro pieno di ironia, d’altro canto sono dell’avviso che riuscire a strappare un sorriso sia sempre un grandissimo successo, che questo avvenga scrivendo un romanzo, come in questo caso, o stando su un palcoscenico a teatro, dove porto il mio spettacolo. Racconto sempre delle storie, invento sempre delle storie. Confesso di avere una profonda ammirazione per quegli autori che sono innanzi tutto dei grandi affabulatori».
Qualche esempio?
«Su tutti il cileno Roberto Bolaño, è uno scrittore che non mi stanco mai di leggere, le sue opere sono potentissime, un altro che continua a ispirarmi è Antoine de Saint-Exupéry. In fondo si tratta sempre e comunque di storie, di raccontare storie. D’altronde agli scrittori, ai creativi in generale, si chiede di dare ordine là dove regna il disordine, si chiede, in fondo, di dipanare i dubbi».