“L’unico modo perché Trump non vinca è che i democratici imbroglino”. Parola di elettore repubblicano convinto. Convinto che Biden non abbia chance di essere rieletto alla Casa Bianca, mentre per The Donald la strada sarebbe spianata, soprattutto dopo l’ultimo dibattito fallimentare dell’attuale presidente statunitense. Secondo Tom, del South Carolina, una delle roccaforti del GOP (Grand Old Party), non c’è dubbio che gli avversari politici hanno fatto già ricorso a questa “arma” per ottenere la vittoria 4 anni fa e teme che possano riprovarci. “All’epoca non ci sono state conseguenze (per Biden, NdR) sfortunatamente se dovesse accadere di nuovo l’America sarebbe over”.
Insomma, mentre il mondo si interroga sulla capacità dell’attuale inquilino della White House di poter affrontare le prossime tappe della campagna elettorale, convincendo il suo elettorato di essere all’altezza di un mandato bis, i trumpiani della prima ora non hanno dubbi su chi prenderà il suo posto. Donald Trump, nonostante i guai giudiziari, ha le carte in regola per ottenere la maggioranza. “I Dem stanno cercando di distruggerlo colpendolo con organismi come la CIA”, continua Tom, convinto che invece il vero nemico dei democratici non sia Trump, bensì l’effetto della sua politica: “Hanno già frantumato lo stile di vita americano, aperto i confini, applicato una tassazione senza distinzioni, ecc. Donald Trump deve vincere!”.
Proprio la questione migranti e il confine col Messico rappresentano uno dei cavalli di battaglia del tycoon e un punto sul quale in pochi sono disposti a cedere, a ogni livello. Il tema circola, infatti, sia alle alte sfere, sia tra la gente comune e soprattutto tra i militari, la cui maggioranza vota repubblicano. “Il punto di vista dei militari è chiaro” spiega Samantha, del Colorado, uno stato con un governatore democratico, Jared Polis, ma che ospita tra le altre anche l’Accademia aeronautica statunitense, basi come Fort Carson e due importanti installazioni della forza spaziale. “Mio marito è nella US Army e non parla pubblicamente di politica, non può, non è previsto che chi indossa la divisa lo faccia, ma sono in molti ad essere convinti che ci sia bisogno di Trump, perché serve più sicurezza, anche interna. Ci sono troppi movimenti dalla frontiera sud del Paese, in particolare da parte di potenziali terroristi in arrivo dal Medio Oriente. Queste persone sfruttano la fragilità della frontiera col Messico, dove non si riescono o non si vogliono effettuare controlli rigorosi, e da lì è possibile entrare con maggiore facilità. Il problema non è ovviamente la loro nazionalità, ma che possa avverarsi il peggior incubo per l’America: che ci si ritrovi a combattere il nemico non all’esterno, ma dall’interno”, spiega ancora Samantha.
E a Washington? Lì dove si trova il cuore del potere, all’ombra della Casa Bianca e del Campidoglio, i repubblicani attendono con fiducia. Chi non lo era, ma non è un fervente democratico, invece, osserva la situazione e qualcuno ha ripensamenti. “Di recente parlavo con persone che hanno lavorato direttamente con Trump, che ci hanno parlato e che si sono confrontati e l’immagine che ne danno è molto diversa da quella che arriva dai media. Assicurano che in privato è una persona squisita, perbene, persino simpatica e anche molto solidale. Quando compare in pubblico, però, diventa un altro: sa di non essere molto amato, specie in certi ambienti, e passa sulla difensiva, diventando più aggressivo. È sorprendente come molti avvocati lo stimino e lo giudichino preparato, istruito, in grado di usare toni più pacati. Sembrerebbe quasi che non sia in grado di gestire l’odio che in molti provano per lui e in qualche modo lo restituisce. Certo, pesa la questione del rapporto con le donne. Forse è vero, ma come presidente non ha agito male”.
Jack (nome di fantasia) è un giovane avvocato che ha seguito alcuni progetti per la Casa Bianca e non ha dubbi: crede nella rielezione di Trump e forse ci spera anche lui. “Ha snellito molta burocrazia in campo penitenziario, ma questo non viene mai detto. Ha fatto molto per il sovraffollamento delle carceri e per reati minori, per i quali i detenuti possono scontare la pena ai domiciliari perché non costituiscono un pericolo sociale. Chi, come noi, esercita la professione di public defender, di avvocato della difesa, ha apprezzato il suo lavoro anche in altri campi. Se solo riuscisse ad avere un comportamento pubblico differente potrebbe essere più apprezzato anche da chi non lo conosce”.
Ben più severo il giudizio sull’avversario democratico, nonché attuale Presidente: “Biden non è all’altezza. Intendiamoci, molti suoi collaboratori (e non solo) gli vogliono bene, è un bel ‘vecchietto’, ma se ne deve andare – afferma ancora Jack – Sotto il suo mandato sono stati organizzati molti incontri, ma pochi sono stati quelli di rilievo, mentre hanno abbondato le feste e i ricevimenti di personaggi famosi di Hollywood, di star e divi del mondo artistico, attori e produttori. Ma queste banchettate sono a spese dei cittadini, organizzate con denaro pubblico. E poi non sono mancate gaffe, come alcune di quelle rivelate ai media, o altre non pubblicizzate, come quando ha accolto come Presidente dell’Honduras un personaggio che non lo era affatto”.
A pesare pubblicamente, invece, ci sono temi sui quali la deep America è molto divisa e in buona parte desidera una sorta di ritorno alle origini. “In ballo ci sono gli interessi dell’America. God, family, country! Siamo stufi di tanta confusione, rivorremmo uomini e donne. Sono contento che anche altri Paesi stiano tornando su posizioni conservatrici. Troppo buonismo nuoce a tutti”, afferma senza mezzi termini un altro elettore repubblicano, Jason, di origini Texane, una delle roccaforti del partito di Trump.
I democratici sanno bene che questi temi possono risultare decisivi anche in stati in bilico, come il Wisconsin, dove quattro anni fa Biden vinse per soli 20mila voti. Gli ultimi sondaggi davano Trump avanti su 7 dei cosiddetti swing States, ma dopo il dibattito tv è montata la delusione dei democratici. Adesso si punta all’asso nella manica, a quel Barak Obama che, se accettasse di scendere in campo in ticket con Biden e come suo vice, potrebbe concorrere alla sua elezione e poi subentrargli durante il mandato. Ma al momento lui non sembra aver intenzione di giocare questa partita.