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Andrea Adessi, ex amministratore della società Onilab, è stato condannato ad un anno e quattro mesi con l’accusa di esercizio abusivo della professione medica: il caso era scoppiato per i test sierologici eseguiti durante la prima fase della pandemia, quando non era facile avere controlli. Celebre in particolare, con risalto anche sulla stampa internazionale, il caso di Robbio. I test di massa a Robbio erano finiti sulla stampa internazionale, ma erano diventati anche terreno di scontro politico: erano stati contestati dalla Regione in quanto erano sierologici, non ancora validati dal Pirellone che puntava su quelli San Matteo-DiaSorin. Il processo di primo grado in tribunale a Vercelli si è concluso con una condanna e due assoluzioni: sono state prosciolte con formula piena due collaboratrici di Adessi, Sara Latrofa e Nicoletta Vendola.
il processo
Il pm Carlo Introvigne per Adessi aveva chiesto una pena di due anni e tre mesi, l’inchiesta era stata condotta dai carabinieri del Nas. Il giudice Angelica Cardi lo ha condannato per l’esercizio abusivo della professione, assolvendolo invece per l’apertura di un gabinetto di analisi in assenza di autorizzazioni, perché il fatto non sussiste. Il giudice ha concesso le attenuanti generiche condannando Adessi al pagamento di 24mila euro di multa. Sara Latrofa e Nicoletta Vendola, ginecologa e moglie di Adessi, sono state assolte dall’accusa di aver aperto un punto analisi senza autorizzazione. Latrofa è stata assolta anche dall’accusa di aver eseguito un tampone, per cui era stata chiesta l’assoluzione anche dal pm. «C’è parziale soddisfazione – spiega l’avvocato Riccardo Gussoni, che difendeva Adessi – per l’assoluzione dalle accuse dell’apertura di un gabinetto di analisi in assenza di autorizzazioni, ma anche dell’esclusione dell’aggravante che aveva portato alla misura cautelare. Attendiamo le motivazioni della sentenze, ma per giurisdizione crediamo ci possa essere una rivalutazione del giudizio presentato».
In particolare l’avvocato fa riferimento al fatto che la società aveva sede legale a Milano, un ufficio a Vercelli e buona parte dei test sierologici erano stati effettuati in Lombardia. Tanto che il sindaco di Robbio, Roberto Francese, era stato sentito come testimone. Già in fase preliminare al processo, la difesa di Adessi aveva chiesto che il procedimento fosse incardinato a Pavia e non a Vercelli. Una richiesta che era stata respinta.