«Mai e poi mai permetteremo di sparare ai lupi nell’area del Parco», taglia corto il direttore del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo, Michele Da Pozzo. Ed ecco che Pamela Maggioni, la “signora della transumanza”, si affida ai petardi per difendersi dai carnivori.
Siamo ai 2.300 metri dei laghi di Fosses, sull’altopiano di Sennes, uno dei siti più incantevoli delle Dolomiti.
È quassù che Pamela ha accompagnato 900 pecore, 300 di proprietà, 600 della cooperativa Ampezzo Oasi. La pastora originaria di Aviano, nel Pordenonese, è salita a dorso di asino sabato scorso insieme ai figli e ai collaboratori.
Ha attraversato i prati di Malga Ra Stua, incrociando una mandria di 140 capi di bestiame, e in quota, a bordo del lago, si è accampata. Ha piantato i doppi recenti e all’interno ha schierato anche i cani da guardiania.
«Già la prima notte si sono avvicinati i lupi, come spesso accade appena ci si sistema in un determinato sito. E, ovviamente, è subito scattato il sistema di allarme, per cui i sensori hanno fatto scattare delle esplosioni che hanno allontanato gli animali. I lupi si sono ripresentati la seconda notte e si è allertato di nuovo il sistema di sicurezza», dice.
La dissuasione è ammessa dalla Regione, che anzi la finanzia: con i cani, da una parte, e col finanziamento di altre misure di protezione, dai recinti ai sistemi di illuminazione e di dissuasione acustica.
Come dire che con i lupi bisogna convivere. Magari in attesa che il ministero dell’Ambiente conceda l’autorizzazione ad abbattere i capi problematici, come nel caso dell’Alpago.
Si ha notizia, infatti, che a seguito della puntuale documentazione inoltrata dalla Regione all’Ispra, l’Istituto di Bologna abbia predisposto un parere positivo per procedere.
Non è il caso, però, dell’area del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo. «Qui i branchi sarebbero non più di due», conferma il direttore Da Pozzo, «e a quanto si sa non hanno dato problemi perché si alimentato di selvatici. Semmai l’allarme lo hanno sollevato i cani da guardiania, già da qualche anno; lasciati liberi di vagare intorno agli allevamenti e alle greggi rischiano di aggredire gli escursionisti che se ne vanno tranquilli per i sentieri».
Già l’anno scorso sono dovuti intervenire i carabinieri forestali per raccomandare agli allevatori di tenere a bada i loro “guardiani”.
«Non vorrei che queste situazioni di emergenza si ripetessero quest’estate, altrimenti rischiamo che le nostre alte quote si desertifichino della presenza umana».
Il gregge di Pamela “soggiorna” all’Alpe di Sennes. Dall’altra parte della valle, oltre il passo Giau, sui pascoli di Mondeval alpeggia un’altra consistente presenza di pecore. E anche in questo caso il timore degli assalti dei lupi è ben presente.
«Non dico che il carnivoro è una risorsa, ma noi dobbiamo garantire la biodiversità», conclude il direttore del Parco, «almeno fin dove è possibile. E sino ad oggi dobbiamo essere onesti: il lupo non ha dato problemi».
Quanto ai petardi, quindi alla dissuasione acustica, nessun problema, ad avviso di Da Pozzo: «È il sistema di protezione più naturale».
Per salire al lago di Fsses si transita per Malga Ra Stua. «Il rumore dei petardi non l’abbiamo avvertito», ammettono i conduttori della malga, «e Pamela fa sicuramente bene a difendersi almeno in questo modo. Ma, per la verità, quaggiù i lupi non li abbiamo ancora visti».
I due branchi sono peraltro molto mobili. Come riferisce il direttore del parco delle Dolomiti d’Ampezzo, gli esemplari arrivano dal Comelico o dalla Val Pusteria, oppure dalla Val Badia. Al limite sono lupi in dispersione, cioè animali nati nell’anno che si allontanano dal gruppo per trovare un loro spazio.