Una nuova scossa di terremoto agita l’amministrazione Giordani. E l’epicentro stavolta non è in città ma a dodicimila chilometri di distanza, fra le isole dell’Indonesia. È arrivata da lì, l’8 luglio, a consiglio comunale appena concluso, la lettera di dimissioni di Simone Pillitteri, consigliere eletto due volte nella lista del sindaco - nel 2017 con 192 voti e nel 2022 con 269 - e per cinque anni delegato all’Arcella.
Le dimissioni erano nell’aria da un pezzo, cioè da quando Pillitteri ha spostato il centro della sua vita nell’arcipelago delle 17 mila isole, dove risiede stabilmente dalla fine dell’anno scorso.
La lettera che le accompagna, però, è un atto d’accusa verso l’amministrazione Giordani. «La politica cittadina che ho conosciuto non fa per me», dice Pillitteri. Che dal caso della statua di donna a quello dell’ampliamento del magazzino Alì, rievoca le tappe di un percorso di scoperta e disillusione al termine del quale si dice «profondamente deluso».
[[ge:gnn:mattinopadova:14459795]]
Ha parole dolci di ringraziamento, Pillitteri, nelle prime righe della lettera inviata al presidente del Consiglio comunale, Antonio Foresta. «Ringrazio i cittadini che hanno collaborato con me e mi hanno sostenuto», scrive. «E quella parte di politica che ama la città e che prova a pensare al bene comune. Siamo riusciti a fare cose importanti e non lo scorderò».
Pillitteri racconta l’incontro con Giordani e le prime impressioni: «Mi era parso un uomo capace, sensibile, abile nelle trattative e con valide idee, capace di portare Padova verso mete ambiziose. Così, da semplice cittadino, con alle spalle una formazione teologica e non politica, mi sono messo a disposizione. Sono stati anni bellissimi, soprattutto i primi cinque, un’aria nuova si iniziava a respirare e in questi primi anni credo di aver portato un significativo contributo nella costruzione di un volto nuovo per il quartiere Arcella e non solo». Ma poi lo scenario è cambiato.
«Da subito però, quelle dinamiche politiche che tutti conosciamo hanno preso il sopravvento e sono iniziati i primi scontri con sindaco e qualche assessore», racconta Pillitteri. «Ero partito con l’idea che la politica fosse tesa al bene del cittadino e basta. Pensavo che quelle dinamiche politiche che mettono al primo posto la famosa “poltrona” o interessi simili, esistessero solo in televisione e non in una città come Padova. Pensavo che il primo cittadino la pensasse come me, ma mi sbagliavo».
Le delusioni sono arrivate una dietro l’altra, soprattutto con l’inizio del secondo mandato. Fino a far maturare in Pillitteri la convinzione di essere nel posto sbagliato.
«Non fa per me», scrive Pillitteri, «quella politica che di fronte a due buche in strada, sceglie di sistemare quella dove si possono ottenere più voti. Non fa per me quella politica che, come nel recente caso del magazzino Alì, lavora anni per costruire faticosamente un piano degli interventi volto a tutelare l’ambiente, per poi vedere lo stesso sindaco fare di tutto affinché una immensa area verde venga divorata dal cemento. Non fa per me quella politica dove vige il primato di chi accetta supino le scelte del padrone e trova scuse per farle digerire ai cittadini, anche contro i propri ideali. Perché questo tante volte è stato chiesto: non di risolvere il problema, ma di trovare belle storie da raccontare ai cittadini. Non fa per me quella politica dove si fa di tutto per affossare chi si vuole impegnare, pur di non evidenziare il nulla degli altri. Non fa per me quella politica capace di annullare le buone idee, a volte capaci di fare il giro del mondo (il riferimento è alla proposta di una statua di donna in Prato della Valle, ndr) solo in nome di interessi di partito o personali. Non fa per me quella politica che esclude la possibilità di discussione, anche se tanto sbandierata. Quella politica dove se provi a manifestare qualche dubbio, ti viene imposto di stare zitto o di andartene, vedi il recente caso Tarzia».
Finale amaro: «Ora si troveranno belle storie per confutare quanto ho appena scritto, ci sono persone abilissime pagate profumatamente per questo dall’amministrazione. Ma chi conosce la verità e chi segue le vicende politiche, si ritroverà in queste parole».
Al sindaco, Pillitteri tende comunque la mano: «Nessun rancore, abbiamo priorità troppo diverse e talvolta è meglio separarsi. Non è stato facile per me arrivare a questa decisione, ma questa politica mi ha deluso. Continuerò a impegnarmi per il bene delle persone, come ho sempre fatto. A onor del vero lo sto già facendo, non a Padova ma qui in Indonesia dove sono ormai da un lungo tempo, forte dell’esperienza fatta in città e sicuro di quello che non fa per me».