Il liceo Made in Italy rischia per il Governo di essere un vero e proprio boomerang. Con 375 iscritti in tutta Italia, in pratica lo 0,08% sul totale degli studenti alle scuole superiori, a due mesi dall’avvio dell’anno scolastico, i dirigenti si ritrovano con il problema della formazione delle classi. Rischiano di avere aule semideserte. Le sezioni della scuola secondaria superiore sono costituite con un numero minimo, infatti, stabilito dallo stesso ministero in epoca “gelminiana”, di 27 studenti ma per questo corso sembra impossibile mantenere questo requisito.
Per trovare una soluzione, a maggio scorso, si era parlato di una deroga del ministero che, per far partire il nuovo indirizzo, avrebbe concesso la formazione di sezione da diciassette ma poi, non se ne fece nulla. A fine giugno a sollevare la questione ci ha pensato la deputata della Lega, Giorgia Latini, che ha presentato un emendamento sfruttando una norma già esistente. Il partito di Matteo Salvini ha puntato gli occhi sul cosiddetto “Decreto Caivano” che permette di derogare al numero minimo di alunni per classe in certe aree geografiche e situazioni particolari. L’idea di Latini è stata quella di estendere la Legge anche per i nuovi licei Made in Italy.
Una chiara forzatura che è parsa anche a molti della maggioranza di governo e a qualcuno della Lega stessa, una toppa tanto che in quest’ultime ore l’emendamento in questione è decaduto. A confermarcelo è la stessa deputata Latini che contattata da IlFattoQuotidiano.it spiega: “L’ho ritirato. Stiamo valutando intese differenti e specifiche. È un problema che sarà affrontato in Commissione VII della Camera. Il ministero è impegnato a trovare una soluzione”. Nulla che faccia presagire a una risposta in breve tempe. Da viale Trastevere non sembrano esserci per ora responsi facili ad una questione complessa come questa ma i presidi son pronti a farsi sentire perché già ora stanno preparando l’avvio dell’anno scolastico.
Messa fuori gioco l’onorevole Latini, la palla passa direttamente ai tecnici del Mim che dovranno fare i conti con i numeri: solo 375 le iscrizioni a fronte di un totale di 92 licei a indirizzo Made in Italy approvati sul territorio nazionale. Nel dettaglio, 17 saranno attivati in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia–Romagna, Sardegna e Umbria. Un flop fin dall’inizio anche secondo il presidente della Fondazione Giovanni Agnelli che scriveva qualche mese fa: “La storia del liceo del Made in Italy, voluto dal governo Meloni, è quella di un fallimento annunciato, per numerose ragioni. Il nuovo indirizzo è stato infatti presentato con molta enfasi, ma con contenuti didattici confusi (manca ancora il dettaglio delle materie dopo il secondo anno) e senza alcuna evidenza che rispondesse a una reale esigenza delle famiglie. Si aggiungano tempi di attivazione così stretti da mettere in seria difficoltà gli istituti scolastici che potevano candidarsi e da impedire a studenti e famiglie di acquisire le informazioni necessarie per una scelta ponderata in vista delle iscrizioni, che si svolgono fra gennaio e febbraio”.
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