«Abbiamo un partito di riferimento che sono i trevigiani, ora basta caos e polemiche. Si deve lavorare, tutti, e parecchio, su tutto. Le scuse stanno a zero». Ieri mattina a mezzogiorno dopo giorni di altissima tensione con le associazioni dei commercianti il sindaco Mario Conte ha convocato in via straordinaria una giunta.
All’ordine del giorno una stretta ai bulloni generale, o se preferite una “lavata di capo” a 360 gradi, senza critiche ai singoli, ma con un richiamo fortissimo a un «cambio di passo». Sul piatto restano i problemi: la frattura tra negozianti e l’assessore Vettoretti; le durissime critiche ai progetti di albergo e market alle Stiore mosse da Confcommercio. Ma anche lì, al netto delle «valutazioni che mi riservo di fare», Conte ieri ha smesso di incassare e ha reagito.
La chiamata è arrivata senza troppi preavvisi, la riunione è durata poco ma il tono si è ben sentito anche fuori dalla porta. «Sono passate le Europee e sono passate le amministrative, non ci sono più scusanti, qui si deve lavorare perché i nodi sono parecchi e vanno sciolti, i temi da affrontare sono tanti e non si può temporeggiare o rallentare».
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Testa bassa e lavorare, «perché bisogna dare risposte ai cittadini e rispettare l’impegno preso verso la città in termini di progetti e prospettive». Nervi tesi, e non poteva essere altrimenti tenendo conto che mai prima d’ora la giunta si era trovata così sotto attacco incrociato e da più fronti, anche interni, si percepisce malcontento per una situazione che alcuni definiscono «di stallo». Di qui l’ordine di scuderia.
Sulla richiesta esplicita di una rimozione dell’assessore al commercio fatta da Veneto Imprese Unite e Rivivere Treviso il sindaco, dopo due giorni di silenzio, ha tirato una linea: «Io non accetto bocciature o promozioni degli assessori da questa o da quella sigla. Accetto le critiche, se costruttive, e ho il telefono sempre acceso per accogliere chi ha problemi. Non è mai squillato in questi giorni, però sono state mandate lettere a tutti. Detto questo» sottolinea il sindaco, «lunedì, come da programma, è convocato un vertice con i commercianti, affronteremo tutti i nodi».
Le loro richieste sull’assessore? La frattura tra le parti pare insanabile, e ormai allargata da mesi di logoramento. «Farò le mie valutazioni sui fatti» risponde Conte, «ma non voglio essere tirato dentro a beghe politiche». Poi anche qui, una stoccata: «Anche ai commercianti chiedono di essere più costruttivi: non vedo molti negozi aperti di domenica».
Strigliata anche alla Confcommercio, scesa in campo apertamente contro il via libera di giunta al piano Cattaneo (market più albergo a cinque piani alle Stiore). «Le osservazioni presentate dall’allora proprietà chiedevano di poter prevedere tutta l’edificabilità commerciale, togliendo la destinazione ricettiva. Noi invece abbiamo ridotto i volumi di tutto e mantenuto le due destinazioni. Che si leggano le carte prima di criticare, quel piano è lì da trent’anni» replica alle critiche sulla nuova volumetria commerciale, «mi aspetterei un po’ più di attenzione prima di sparare a zero».
E alla stoccata degli albergatori («Non servono altri alberghi in città»), riferita ai cinque piani della nuova struttura approvata alle Stiore, il sindaco alza il muro: «La città ha bisogno di nuove camere di albergo. Il Covid ha portato alla perdita di alcune strutture che lavoravano, e che non sono stati più riaperte. Questi sono fatti, e le critiche mi sembrano difendere più l’orticello degli amici che lavorare per il bene della città. Messa così mi verrebbe da pensare che quando alcuni colleghi hanno chiuso i battenti loro abbiano applaudito».
Passata la furia, il sindaco poi prova a tornare ai toni concilianti, pur lasciando ben intendere il malumore: «Io credo che sia preferibile sempre il dialogo, il confronto, e per questo chiedo a tutti di fare la loro parte. I problemi, se ci sono, vanno risolti insieme. Chi critica dovrebbe rendersi conto che pagine intere di scontri e tensioni alla fine non fanno certo una bella pubblicità alla città».