«Sta passando un messaggio completamente fuorviante. A Padova e in tutto il Veneto le liste d’attesa sono lunghissime. Basterebbe far lavorare di più gli specialisti ambulatoriali e i problemi sarebbero molti di meno. Abbiamo una sanità pubblica di altissima qualità, ma poi visitiamo i malati dopo un anno e mezzo, costringendoli a rivolgersi ai privati». Ad alzare la voce è ancora Antonino Pipitone, ex consigliere regionale, ma soprattutto storico medico diabetologo, che non ci sta alla versione fornita dalla Regione e dal presidente Luca Zaia sulla questione della riduzione delle liste d’attesa. In settimana, è emerso come in Veneto ci sia un arretrato di 500 mila visite e accertamenti diagnostici, che la carenza di medici quindi non riesce a coprire.
Proprio Zaia aveva mostrato le curve discendenti delle liste d’attesa per le prime visite: «Completamente eliminate le code per le prestazioni in classe B, dunque da erogare in 10 giorni e in netto recupero quelle classificate D e P, per le quali la regione aveva fissato già limiti inferiori a quelli nazionali e rispettivamente a 30 e 60-90 giorni» la sua versione.
«Ci mancherebbe che avessimo liste d’attesa anche per le emergenze – rileva Pipitone – perché almeno restiamo un paese civile. Ma c’è tutto il resto che invece non funziona. Io per primo ho una lista d’attesa fino a dicembre 2025, ma solo perché non si possono ancora prenotare quelle del 2026. Non è più una situazione sostenibile questa».
Per Pipitone, oggi leader dell’associazione Padova Bene Comune, la soluzione sta nel ruolo degli specialisti ambulatoriali, ancora fuori dai fondi regionali. Recentemente sono arrivati altri 30 milioni da Venezia – di finanziamenti statali – per ridurre le interminabili code, ed ottenere una visita medica, da cui però sono rimasti fuori i medici convenzionati.
A Padova, il percorso per ottenere una visita, è diventato tortuoso e molto lungo. Ormai da due anni continuano ad arrivare lamentele, segnalazioni, perfino esposti all’Ordine dei medici, in cui si evidenzia come non vengano rispettate le priorità e i tempi diluiti anche per prenotare delle semplicissime analisi del sangue.
«La Regione già lo scorso anno ha distribuito i fondi tagliando gli specialisti ambulatoriali – prosegue Pipitone –. Poteva chiedere a questa categoria di lavorare di più, magari visitando anche il sabato e invece ha preferito continuare a distribuire i fondi tra gli ospedalieri (i medici dipendenti, ndr) pagati 100 euro l’ora. Anche quest’anno la scelta è stata fatta nella stessa direzione. Bisogna contrastare questo piano dell’overbooking, dove viene chiesto ai medici di visitare più pazienti, ma negli stessi orari, perché sicuramente crea scontento nei cittadini e nella qualità del lavoro, ma anche stress chi li deve visitare. Io ho fatto oltre 400 visite in più e i pazienti li devo vedere almeno due volte, quindi significa 800».
Pipitone sarebbe quindi disposto a lavorare di più se messo nelle condizioni: «Certo che lo farei, ma non è una questione personale. In moltissimi lo farebbero. La Regione dovrebbe investire negli specialisti dei distretti per contrastare questo fenomeno delle liste d’attesa infinite e del galleggiamento (una sorta di purgatorio dove finiscono i pazienti con prenotazione, ma in attesa di una data, ndr), che poi ricade sulla salute dei nostri malati. Siamo in 160 a Padova e la maggior parte non avrebbe problemi a farlo».