Difficilmente Federico Arnaboldi dimenticherà questa settimana che per lui ha rappresentato la definitiva consacrazione, quel momento in cui, improvvisamente, tutti gli elementi del puzzle s’incastrano alla perfezione e restituiscono il quadro di quel giocatore che tante volte si era visto in allenamento ma che non sempre era riuscito a trasferire quelle sensazioni in partita. Non che questa settimana sia stata per lui una passeggiata: tutte le sue partite si sono risolte al terzo set, spesso in rimonta. Emblematica in questo senso la semifinale contro l’argentino Andrea Collarini che nel corso del torneo aveva fatto fuori il connazionale Tirante (n.127 e seconda testa di serie) e il peruviano Varillas, avversario ostico come pochi. Dopo un primo set in cui l’azzurro ha subito di tutto, Federico ha prima alzato una diga per arginare Collarini, poi l’ha demolito facendo leva su un servizio molto migliorato e su un diritto a tratti devastante. Così si è guadagnato l’onore di sfidare in finale, in un sabato sera torrido appena mitigato da una leggera brezza serale, Albert Ramos Vinolas. Il 36enne catalano è un vecchio squalo di questi mari, basti ricordare che nel 2017 fu al n.17 delle classifiche mondiali e che nella sua bacheca, oltre a 7 titoli Challenger, fanno bella mostra ben quattro ATP 250. Ma al numerosissimo pubblico, che occupa le gradinate del Club La Meridiana di Casinalbo in ogni ordine di posti, poco importa delle classifiche: sono qui per vedere una bella partita e soprattutto per sostenere Arnaboldi. I due iniziano guardinghi con l’azzurro che appare più tonico e si procura una palla break nel secondo gioco e due nel quarto. Non le sfrutta e la nemesi del tennista lo colpisce implacabile poco più tardi quando nel settimo gioco un nastro assassino regala due palle break allo spagnolo che invece le sfrutta immediatamente. Poco dopo, sul 5-4, Ramos va sul 40-0, salvo farsi rimontare e offrire una palla break che riaprirebbe tutti i giochi. Ancora una volta Arnaboldi non ne approfitta e il primo set è andato. Come in realtà sembra essere perduta anche la partita perché il nostro tennista si disunisce e appare un po’ affaticato, perdendo subito un altro servizio all’inizio del secondo set. Federico sbaglia molto e Ramos Vinolas, da parte sua tutt’altro che perfetto, deve solo passare alla cassa. Poi improvvisamente cambia tutto, con uno di quei capovolgimenti di fronte che meriterebbero un passaggio dal lettino dello psicanalista: è lo spagnolo che comincia a sbagliare, in un’alternanza che rende la partita se non bella almeno molto avvincente. Comunque sia Arnaboldi, pur senza fare niente di particolare, rientra in partita e si va avanti on serve. Almeno fino al sesto game quando è di nuovo l’italiano a brekkare e a pareggiare i conti. Sarà il terzo set a decidere con Arnaboldi che sembra piuttosto provato e Ramos Vinolas che nervosamente si lamenta un po’ di tutto, dalla buca nel campo ai rumori dal vicino ristorante, alza continuamente gli occhi al cielo e parlotta fitto col suo coach. E’ però proprio lui che va in fuga strappando nel secondo game il servizio all’azzurro che ci mette del suo con uno sciagurato doppio fallo. Arnaboldi tenta una reazione nel gioco successivo conquistando, dopo lo scambio più bello della partita, una palla break che però non sfrutta (alla fine riuscirà a convertirne solo due su otto). E’ l’anticipo dei titoli di coda, che arrivano a breve col punteggio di 6-3 3-6 6-2. Per il catalano, molto contento, è l’ottavo Challenger in carriera (ultima vittoria a San Benedetto del Tronto nel lontano 2015), per Arnaboldi è comunque il miglior risultato di sempre che gli garantisce il nuovo best ranking alla posizione n.361 ATP. E soprattutto gli dà una bella iniezione di fiducia per il resto della stagione.
Ma se è vero che la nostra attenzione era tutta concentrata sul Challenger casalingo, un occhio l’abbiamo senz’altro buttato a Troyes (Categoria 50, terra battuta), città di 60.000 abitanti nel dipartimento dell’Aube. L’unico italiano in gara era Lorenzo Giustino cheha macinato km ed avversari, fino a raggiungere la semifinale contro il forte kazako Timofey Skatov (n.230 ATP e terza testa di serie). Il tennista napoletano ha così confermato il suo ottimo stato di forma che in questo 2024 gli aveva già regalato in aprile una semifinale Challenger a Barcellona e molti bei risultati a livello ITF (con una vittoria nel 25.000$ di Badalona in marzo) dove il 32enne azzurro non ha esitato a scendere pur di recuperare terreno, dopo essere scivolato oltre la 300esima posizione. Il Tennis Club de Troyes è un bellissimo circolo, molto intimo e con la tribuna situata dietro ai giocatori e non di fianco, proprio come piace a noi. Davanti al poco pubblico presente Giustino fa partita pari fino al tie-break dove non gli basta essere avanti 5-4. Infatti si trova a fronteggiare un set point su cui commette un sanguinoso doppio fallo che regala all’avversario un vantaggio pesante. Ma non sarebbe da Giustino lasciarsi scoraggiare e così inizia il secondo parziale strappando subito il servizio al kazako. Peccato che lo restituisca immediatamente con un diritto interlocutorio che finisce desolatamente in rete. In un ottavo e infinito game l’azzurro salva altre due palle break, ma non è altrettanto bravo due giochi dopo quando cede servizio e partita col punteggio di 7-6(5) 6-4. Per Skatov è l’opportunità di cercare nel pomeriggio di domenica il suo terzo titolo contro il 18enne ragazzo di casa, quel Gabriel Debru da Grenoble che invece dello sci ha scelto il tennis. Vi ricorda qualcuno? Per Giustino continua invece la scalata alla classifica che da lunedì dovrebbe vederlo al n.309. La strada è ancora lunga ma la voglia sembra non mancargli.
