La trattativa andava avanti da tempo e l’accordo era stato sancito diversi mesi fa, con la “benedizione” del governo Meloni. TIM ha detto addio alla gestione e allo sviluppo della cosiddetta “rete fissa” passata nelle mani di un consorzio guidato dall’operatore internazionale americana di private equity KRR. Un’operazione da 18,8 miliardi di euro (che potranno diventare 22 miliardi qualora andasse in porto la join venture con Open Fiber) diventata effettiva da lunedì 1° luglio. Quel ramo d’azienda, che già era stato rinominato NetCo, ora è nelle mani di KKR (che ha la maggioranza delle azioni), del fondo Fondo Sovrano di Abu Dhabi Adiae del Canada Pension Plan. Il restante, in quota minoritaria, è rappresentato da una partecipazione del MEF e del fondo infrastrutturale italiane F2i (tra i cui azioni c’è Cassa Depositi e Prestiti).
Dunque, l’azienda nata (un tempo era SIP, poi diventata Telecom Italia) per offrire la rete fissa telefonica agli italiani, ora ha venduto proprio quel ramo di azienda che si occupava di quel comparto. Questa cessione è figlia di un indebitamente finanziario che non consentiva a TIM di essere competitiva nel mercato degli investimenti. E anche se dall’Europa emergono voci preoccupanti su questa operazione (soprattutto per quel che riguarda la concorrenza), il business plan della prima azienda di telecomunicazioni in Italia ha cambiato binario. Si punterà tutto sulle aziende – attraverso i servizi internet, cloud e di sicurezza informativa -, ma si proverà anche a rafforzare la propria presenza nel mercato delle reti mobile (si parla di un interessamento per PosteMobile).
La storica sede romana di Corso d’Italia 41 non esiste più. Al suo posto dovrebbero subentrare i nuovi uffici dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN). TIM traslocherà altrove, con una sede – principale – a Milano e un’altra in un’altra zona della capitale. Per il momento, sembrano esser stato azzerato il timore di licenziamenti: dei 37mila dipendenti, infatti, circa 20mila saranno “spostati” in FiberCop (il nuovo nome dell’azienda che si occuperà della rete fissa sotto KKR&Co.), mentre tutti gli altri saranno confermati all’interno degli uffici di Tim.
L'articolo È arrivato il momento di dire addio alla rete fissa di TIM proviene da Giornalettismo.