Fratoianni insiste a cavalcare l’onda del caso Fanpage-Gioventù nazionale, ma la sua interrogazione al Question Time indirizzata al ministro Piantedosi che nella replica travolge l’interpellante nelle sue stesse recriminazioni formulate a suon di allarmi su tutti i neo, gli anti e gli simi possibili e immaginabili riperticati nell’interpellanza. Il leader di Avs chiede al numero uno degli Interni quali «azioni concrete» il Viminale «stia mettendo in campo per contrastare neofascismo. Neonazismo. Antisemitismo. Omofobia e razzismo». Rimproverandogli di aver detto, nei giorni scorsi, che «l’antisemitismo più pericoloso è quello delle piazze». Ma se l’intento è quello di andare a toccare un nervo scoperto, Piantedosi ne delegittima immediatamente istanze e obiettivi. Prima con una dichiarazione inziale. E poi a suon di numeri. Riscontri. E fatti.
Tutto, non senza aver sottolineato in via preliminare, in risposta al “rimprovero” dei giorni scorsi mosso sempre da Fratoianni al ministro, reo agli occhi del segretario di Sinistra Italiana, di aver osservato come «l’antisemitismo più pericoloso è quello delle piazze». E allora: nell’esordio del suo intervento Piantedosi comincia rallegrandosi di «vivere nell’era dei social» che gli ha consentito «di rendere nota la posizione che ho espresso» sul tema prima che «venisse fatto oggetto di fuorvianti letture». Quindi il ministro prosegue assestando la stoccata nel fianco, che arriva dopo aver precisato di considerare un «dovere innanzitutto etico oltre che istituzionale» il contrasto all’antisemitismo.
Elencando – nello sferrare la stoccata finale – tra gli «episodi che denotano un trasversale e inaccettabile rigurgito» dello stesso, «la vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi che la storia ha condannato, da parte di giovani aderenti al movimento politico a cui si riferiscono gli interroganti». O meglio, esattamente, la risposta in punta di fioretto del Piantedosi a Fratoianni recita: «Sono certo che anche gli appartenenti al gruppo politico degli onorevoli interroganti possano condividere questa condanna unanime, senza esitazione, nei confronti di chi, o per rigurgiti nostalgici o dietro l’apparente facciata di contestazioni al Governo di Israele, esprime posizioni di sostanziale antisemitismo e di avversione al popolo ebraico».
Tutto molto chiaro e omnicomprensivo: il titolare del Viminale ha parlato di un «trasversale e inaccettabile rigurgito dell’antisemitismo» da combattere «su ogni fronte», stigmatizzando la «vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi» da parte degli esponenti della giovanile FdI. Ma anche altri episodi, come «i ripetuti incendi di bandiere israeliane» nelle manifestazioni di piazza e «gli assalti alle brigate ebraiche del 25 aprile scorso. E le circostanze in cui è stato impedito a giornalisti di origine ebraica di prendere la parola in occasione di eventi pubblici». Poi, se ancora qualcuno, oltre al leader di Avs avesse dei dubbi. O non si ritenesse soddisfatto delle repliche rese, sui fatti raccontati dall’inchiesta di Fanpage sono intervenuti, in occasione del Question Time alla Camera, anche altri due ministri del governo Meloni.
Il ministro dello Sport Andrea Abodi, che ha risposto a un’interrogazione del M5S sulle iniziative in ordine al corretto utilizzo delle risorse del Fondo nazionale per il Servizio civile universale, alla luce delle notizie emerse dal servizio giornalistico. In merito a cui ha chiarito: «Ricordo e confermo che le associazioni legate a partiti non possono gestire progetti del Servizio civile», ha assicurato Abodi. Proseguendo: «Anche perché non possono iscriversi all’albo del Servizio civile», il cui sistema è «improntato alla massima trasparenza». Quindi è stata la volta del il sottosegretario di FdI alla Giustizia, Andrea Delmastro. Il quale, in risposta ai tentativi di affondo delle opposizioni, ha ribadito con nettezza: «L’esame del sangue non ce lo facciamo fare certo dalla sinistra, che in Europa non ha votato la condanna senza se e senza ma a tutti i totalitarismi».
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