I ricorsi al Tar dell’associazione Prato in Fiera e di alcuni residenti contro il Comune di Treviso, per tutelare l’area dalla cementificazione e dalla realizzazione di nuovi parcheggi si sono risolti, dopo cinque anni, in un nulla di fatto.
Con sentenza del 4 giugno pubblicata la scorsa settimana, i giudici del tribunale amministrativo di Venezia hanno dichiarato improcedibili entrambi i ricorsi “fotocopia” presentati dagli avvocati padovani Alessandro Calegari, Edoardo Furlan e Riccardo Bertoli.
Uno era stato depositato per conto dell’associazione di promozione sociale oggi presieduta da Dario Brollo, l’altro a nome di venti residenti nell’area.
L’impugnazione
Ad essere impugnata, nel 2019, era stata la delibera del consiglio comunale di Treviso con cui veniva approvata la prima variante generale del Piano degli Interventi di adeguamento al Pat (oltre ai provvedimenti preliminari): le contestazioni in particolare vertevano sulla scelta dell’amministrazione Conte di riconoscere alla vasta area a nord di via Alzaia, circondata da numerosi edifici storici, anche una parziale destinazione a parcheggi per 2000 mila metri quadrati.
Si tratta di una diatriba che si sviluppa in città da parecchi anni.
L’associazione è stata fondata nel 2018 proprio per rilanciare le funzioni pubbliche dello storico spiazzo, che per secoli è stato preservato dall’urbanizzazione (anche perché ospita le tradizionali fiere di San Luca).
Basta cemento
Nell’ambito dell’approvazione del documento urbanistico del Comune gli attivisti avevano presentato due osservazioni ad hoc, il cui obiettivo era quello di difendere da un’eventuale cementificazione «l’integrità storico-culturale dell’area, quale invariante di natura paesaggistica, contesto figurativo e pertinenza scoperta da tutelare».
Per ovviare al problema parcheggi veniva suggerito «un processo di progettazione partecipata, seguendo il percorso già intrapreso dal gruppo di lavoro costituito dal Comune in collaborazione con Fondazione Benetton, coinvolgendo i soggetti residenti».
Rigettate queste richieste, l’amministrazione aveva invece accolto in parte quelle presentate dall’Ordine degli architetti e l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Treviso, le cui sedi si affacciano sul Prato, che chiedevano (si legge nelle sentenze) «di reperire 1.000 mq di parcheggi inerbati nell’area del Prato» (poi raddoppiati nella versione finale del documento urbanistico).
Sosta selvaggia
Si tratta di una partita ancora aperta, perché di fatto la situazione di Prato Fiera rimane cristallizzata nel limbo e continua ad essere utilizzato di fatto come vasta area parcheggio.
«È un far west» commenta qualcuno dell’associazione, ancora oggi impegnata nel ravvivare l’area con eventi, proiezioni cinematografiche e rassegne teatrali. Nel maggio 2020 era stato steso un piccolo manto d’asfalto, che dopo l’immediata levata di scudi dei residenti, era stato fatto rimuovere. Se dunque il futuro rimane da scrivere, sul lato giudiziario viene tutto archiviato, ma senza entrare troppo nel merito.
Nel frattempo infatti il comune di Treviso ha già approvato la variante numero 6 al piano degli interventi nel marzo del 2023, confermando le stesse previsioni urbanistiche: la mancata impugnazione di quell’atto successivo nei termini previsti (ormai ampiamente superati) ha provocato l’improcedibilità dei ricorsi originari per sopravvenuta carenza di interesse.