Il rosso sta bene su tutto. In Emilia-Romagna, feudo dell’ormai ex presidente dem Stefano Bonaccini, è sempre più difficile trovare la linea di demarcazione tra politica e sistema delle cooperative. Come in un quadro impressionista, i colori sfumano lentamente l’uno nell’altro ma il tema dominante della tela è sempre quel vermiglio antico che richiama i tempi gloriosi della falce e martello, dell’Internazionale comunista e del Politbüro. Da queste parti, ricordi di famiglia. Ci sono le porte girevoli tra coop ed enti locali, e fanno comodo a tanti: si entra da una parte, si esce dall’altra. Ma sempre a sinistra. A Ravenna, la città dov’è sepolto Dante, che pagò con l’esilio l’accusa di baratteria e frode, il Pd provinciale incassa finanziamenti un po’ da tutti: iscritti, simpatizzanti e realtà locali. Come Legacoop Romagna, l’associazione che si occupa di rappresentanza datoriale. Nulla di strano a parte il fatto che Legacoop Romagna ha vinto un bando dell’amministrazione comunale a guida Pd da 242 mila euro (ne sono già stati incassati 193 mila) per il progetto europeo «Dare». E questo nonostante Legacoop Romagna non sia una «persona giuridica», come richiesto espressamente dal bando, ma solo un’associazione, peraltro non riconosciuta. A firmare il contratto per l’erogazione dei primi quattrini è stato il sindaco della città bizantina, Michele De Pascale, ovviamente del Pd, riconfermato nel 2021 dopo il primo mandato iniziato nel 2016.
De Pascale è l’astro nascente della politica romagnola: è presidente della Città metropolitana, leader nazionale dell’Unione delle province italiane (Upi) e candidato alla successione del governatore Bonaccini. De Pascale risulta dipendente in aspettativa dal 1° gennaio 2020 di Federcoop Romagna, che ha incorporato per fusione la Sercoop, a cui De Pascale, che ha conseguito la maturità scientifica, era approdato dopo una precedente esperienza da funzionario proprio nel Pd. Tutto in casa, insomma. I fondi del piano «Dare» coprono non solo le spese per l’esecuzione del progetto, ma altresì i costi del personale di Legacoop Romagna in cui figura pure un suo funzionario, membro della segreteria comunale e dell’assemblea provinciale del Pd che, da giornalista pubblicista con laurea in scienze internazionali, ricopre il delicato incarico di project manager. Evidentemente, i «compagni» sono multitasking. Federcoop Romagna e Legacoop Romagna sono profondamente collegate perché la prima è socia della seconda ed hanno in comune lo stesso presidente, l’ex sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Inutile dire di quale partito faccia parte: il Pd. E anche Federcoop Romagna ha regalato denaro al Pd provinciale di Ravenna così come Legacoop Romagna e Federazione delle cooperative della provincia di Ravenna (6.500 euro totali).
Ben più robuste sono state invece le donazioni al partito di Elly Schlein e allo stesso sindaco De Pascale versate dall’associazione Aurora, altra associata di Federcoop Romagna, che si occupa di sostegno alla cultura, attività sociali e raccolta fondi a favore di partiti e movimenti politici: ben 79 mila euro. A cui bisogna aggiungere i 178 mila euro di crediti cancellati, e ormai prescritti, che Aurora vantava nei confronti del Pd ravennate per un prestito che l’associazione aveva fatto nel 2007 al movimento politico per la sua costituzione. Vien da domandarsi chi sono i soggetti che donano risorse a tale associazione che poi le gira al Pd ravennate. Misteri della fede comunista. Al sindaco De Pascale sono arrivati inoltre finanziamenti, in occasione delle due campagne elettorali (2016 e 2021), dalla società Arco Lavori, ovviamente aderente sia a Legacoop Romagna che a Federcoop Romagna: in totale circa quattromila euro. Arco Lavori, oltre a essere stata beneficiaria, negli anni, di vari affidamenti diretti da parte dell’amministrazione comunale di De Pascale, ha ottenuto dalla giunta guidata sempre da De Pascale il disco verde alla proposta di project financing per la ristrutturazione e l’ampliamento della piscina di Ravenna. Solo che l’ok sarebbe arrivato ben oltre i 90 giorni del termine perentorio previsto dalla normativa dal momento della presentazione del progetto. Progetto che sarebbe stato, per giunta, profondamente modificato, rispetto alla versione originaria, con un sostanzioso aumento dei costi inizialmente a carico del Comune di Ravenna, passati da cinque a sette milioni di euro.
«Una decisione illegittima», denuncia a Panorama la combattiva consigliera comunale Veronica Verlicchi, capogruppo La Pigna, Città-Forese-Lidi a Ravenna, che ha presentato ai pm un’articolata denuncia sull’intreccio tra cooperative, Partito democratico e Pubblica amministrazione. «La giunta ha deciso in maniera del tutto discutibile di utilizzare i fondi del Pnrr, di cui ha la delega proprio il sindaco, per risparmiare sulle risorse municipali già stanziate». Nell’esposto inviato alla Procura di Ravenna e a quella Europea di Bologna, oltre che all’Autorità nazionale anticorruzione, la consigliera cita anche il caso dell’appalto per il restyling del Palazzetto dello sport, vinto dal raggruppamento di imprese Research e Passarelli Spa, il cui valore è lievitato nonostante la mappa dei costi fosse tra gli elaborati definitivi da presentare da parte dell’aggiudicatario. «Il Comune ha poi imposto la sostituzione della Passarelli Spa, esecutrice dei lavori, colpita da interdittiva antimafia così come la Research, nonostante la società avesse ottenuto l’amministrazione giudiziale, che le consentiva di proseguire i lavori nel cantiere», ha aggiunto la Verlicchi. «E alla fine la scelta è ricaduta sul consorzio Cear, aderente a Legacoop Romagna e a Federcoop Romagna, come aveva irritualmente “previsto”, in un’intervista a un giornale locale, il sindaco De Pascale ben quattro mesi prima che fosse attivato e concluso il relativo procedimento di avvicendamento». Una strana capacità medianica che l’uomo del Nazareno in fascia tricolore aveva già dimostrato in occasione della concessione demaniale per un parco eolico da 1,8 miliardi di euro alla società Agnes Srl (capitale sociale: appena 10 mila euro), di cui Panorama si è occupato nei mesi scorsi.
«Ravenna rappresenta una delle colonne portanti del potere Pd che ininterrottamente, da mezzo secolo, tiene in scacco l’Emilia-Romagna e lo stesso territorio», ha aggiunto Verlicchi. «Ed è proprio nella nostra città che dimora un granitico sistema di potere caratterizzato da una fitta rete di relazioni, interessi politici ed economici che vedono protagoniste principali le cooperative rosse e non solo. Bisogna fare luce su un sistema di favori che innesca dinamiche che oltre a distorcere la concorrenza tra imprese, grazie alle clientela, garantisce consensi pilotati al “Partitone”». Il rosso, come si sa, sta bene su tutto. Ma forse non sta bene a tutti.
