L’atteso “Barcavelox”, che dovrebbe consentire di rilevare la velocità con strumenti omologati, come succede in terraferma, è fermo al Senato con il nuovo Codice della Strada. A fine marzo era arrivato il via libera da parte della Camera dei Deputati. La risposta al problema del moto ondoso, e al mancato rispetto dei limiti di velocità, potrebbe però slittare a dopo l’estate.
L’approvazione renderebbe efficaci le sanzioni a barche e natanti per eccesso di velocità: sull’omologa del sistema si era espresso anche il sindaco Luigi Brugnaro, durante gli stati generali del moto ondoso tenutisi a San Giuliano lo scorso novembre, in cui aveva sottolineato che c’era la possibilità di inserire i barcavelox nel ddl sul codice della strada.
Il nuovo codice prevederebbe quindi che «in via sperimentale, nelle more della conclusione della procedura di approvazione o omologazione» si possano usare anche «apparecchiature di rilevamento della velocità di navigazione previa istanza al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti corredata di una relazione tecnica e delle certificazioni».
Sono passati sei anni dalla bocciatura definitiva del sistema Argos, il controllo da remoto in Canal Grande, con l’annullamento di migliaia di sanzioni dopo il ricorso delle categorie. Adesso novità concrete si attendono dal Parlamento. Dunque, si dovrà partire da lì per ridurre un fenomeno che sta mettendo a rischio la laguna e la sicurezza di chi va in acqua, ma anche la stabilità degli edifici. Si chiede anche al governo di reintrodurre la possibilità di sequestro del mezzo.
Accanto a questo sistema, che dovrà essere esteso oltre il Canal Grande agli altri canali di maggior traffico, la richiesta comprende l’istituzione di posti di controllo fisso con telelaser e un nuovo piano del traffico compatibile con la città, con la riduzione dei mezzi di ferro nei rii. Lo studio che ipotizzava nuove carene e barche che producessero meno moto ondoso risale agli anni Novanta e, almeno per il momento, è rimasto nel cassetto.
Come quello per la rottamazione dei mezzi inquinanti, sul modello di quanto succede in terraferma. Nel 2006 il Coses stabiliva che il moto ondoso doveva essere ridotto almeno del 15% per salvaguardare la città. In realtà il traffico acqueo in questi 20 anni è esploso, e i mezzi circolanti sono decine di migliaia al giorno. Una situazione che scoraggia anche gruppi come Insieme (che raccoglie 41 associazioni della voga, del canottaggio e della Vela al Terzo), che in questi anni ha lanciato manifestazioni e proteste per chiedere interventi