Fabio Fognini, al termine di un’ottima prestazione, ha sconfitto Luca van Assche per 6-1 6-3 7-5 e si è qualificato per il secondo turno di Wimbledon, unico tra gli Slam in cui l’ex numero 9 del mondo non è mai riuscito a superare la prima settimana. Tra il rammarico di non aver creduto abbastanza nelle sue possibilità sull’erba e la soddisfazione per l’ottima prestazione odierna, il ligure ha anche parlato della sua difficoltà nel trovare motivazioni nei tornei più piccoli quali i Challenger, eventi che a 37 anni diventano complessi da affrontare con la giusta mentalità.
D. Raccontaci le tue sensazioni dopo questa vittoria.
“Sono molto contento, innanzitutto per il risultato: quando si vince si è sempre contenti! Ho vinto in tre set e sono anche felice della mia prestazione, secondo me molto buona. Ero preparato ad affrontare un mancino [Dominik Koepfer, n.d.r.], poi ieri sera ho saputo che il mio avversario era cambiato e ho dovuto modificare i miei piani. Van Assche fa fatica su erba? Non so, di certo sono anche stato anch’io bravo a non concedergli tante chance. Ho giocato una bella partita, è molto importante per me essere ancora in grado di competere in questi tornei a 37 anni, in quelli piccoli la motivazione scende”.
D. Puoi ripetere in breve il discorso delle motivazioni? Cosa ti fa ancora scattare la scintilla?
“Be’ in questi grandi tornei la motivazione è alta, chiunque vorrebbe giocarli anche alla mia età. Ho anche degli obiettivi e delle motivazioni personali, soprattutto amo ancora la competizione. I tornei piccoli che ho giocato ultimamente in Italia non mi hanno motivato, con tutto il rispetto. Ne ho pagato le conseguenze in termini di risultati e di classifica, ma ciò mi ha aiutato a prendere una decisione sul prosieguo della mia stagione e della mia carriera. A quest’età fermarsi tre o quattro settimane è difficile perché poi inizia a venire meno la voglia, però son sincero: ho giocato quei Challenger per tenermi in allenamento, ma ho fatto schifo e il risultato è stato una conseguenza di ciò. Non tanto a Perugia dove ho perso ai quarti di finale con Darderi e lui, in questo momento, è più forte di me, ma a Sassuolo sono arrivato con la mentalità sbagliata e allora mi sono detto che non potevo continuare in questa maniera. Non voglio rimanere fermo tre o quattro settimane consecutive, ma a questo punto preferisco giocare i tornei importanti anche a costo di dover passare dalle qualificazioni”.
D. I tuoi risultati a Wimbledon non sono mai stati eccezionali: hai qualche rimpianto?
“Erano due anni che non giocavo su questa superficie e mi sono divertito a farlo. Certo, in questi dieci anni non sono mai riuscito a spingermi oltre il terzo turno qui. Alcune volte mi sono capitati avversari veramente tosti, ma altre volte sono uscito da Wimbledon con l’amaro in bocca. Penso che se ci avessi creduto di più avrei potuto ottenere risultati migliori sull’erba. Perché mi piace, ho buona mano, sono veloce, leggo bene il gioco. L’unica cosa che mi avrebbe potuto aiutare un po’ di più forse un servizio più efficace, ma non si può avere tutto”.
D. Il tuo prossimo avversario sarà Casper Ruud.
“Sicuramente dei Top 10 è quello più abbordabile in questo torneo perché sull’erba fa più fatica rispetto agli altri, ma stiamo sempre parlando di un giocatore che ha raggiunto delle finali Slam e va assolutamente rispettato. Non vedo l’ora di giocare questa partita: avere l’opportunità a 37 anni di affrontare un Top 10 sull’erba di Wimbledon è per me un premio”.
D. Una domanda estetica: da dove nasce l’idea dei capelli biondi? Una scommessa da pagare dopo lo scudetto dell’Inter?
“Cose private, non si possono dire (sorride). L’Inter campione d’Italia non c’entra niente, nemmeno l’Italia… che ha fatto molto male bisogna ammettere. Personalmente penso che non abbiamo giocatori in questo momento in grado di fare la differenza. Il Mister ora dovrà prendersi comunque le sue responsabilità per le scelte compiute”.
Mario Boccardi