“Gli analisti, in particolare, sono preoccupati circa la tenuta dei conti pubblici francesi in un contesto già difficile e prevedono che continuerà un periodo di volatilità…”. La solita bufala, fino a ieri, campeggiava sui media di sinistra, la solita narrazione dei giornali italiani che fomentano il terrore per la destra che avanza, sia in termini finanziari che perfino psicologici. Negli ultimi giorni, prima del voto in Francia di ieri, che ha segnato la strabordante vittoria del partito di Marine Le Pen, i nostri giornali prima avevano raccontato di “depressioni e insonnie” dei francesi, poi del terrore dei mercati internazionali, un po’ come accadde prima della vittoria della Meloni in Italia, salvo scoprire poi che non c’era nulla di vero.
Già stamane, al termine dello spoglio delle schede, lo spread tra i titoli di Stato francesi e tedeschi era in chiaro calo: dopo il voto al primo turno in Francia, il differenziale in avvio di seduta sui mercati telematici è a 73 punti base contro i 79 della chiusura di venerdì, grazie a una tenuta del prodotto di Parigi e a un rialzo dei rendimenti di quello della Germania. Simile il movimento per lo spread italiano, che ha aperto a 153 ‘basis point’ contro i 157 della chiusura di venerdì, con il tasso del Btp calmo al 4%.
E le Borse? Volano. Parigi apre con un botto: + 2,6%. Milano fa segnare un avvio ampiamente positivo per Piazza Affari dopo il voto francese: il primo indice Ftse Mib segna un aumento dell’1,78%, l’Ftse All share una crescita dell’1,68%. In rialzo anche Madrid e Francoforte.
I future sul Cac40 di Parigi mostrano un rialzo intorno al 2,7%, dopo che il listino era stato il peggiore della scorsa settimana cedendo il 2%, mentre i futures sul Ftse Mib di Piazza Affari segnano +1,4% (-0,5% la scorsa settimana). Rialzo vicino all’1% per i contratti sul Dax di Francoforte.
Il voto francese, che ha confermato le tendenze della vigilia con la affermazione di Rassemblement National di Marine Le Pen, euforizza dunque i mercati. “Un parlamento bloccato è lontano dall’essere politicamente ideale, ma non è necessariamente il risultato più sfavorevole per il mercato. Per questo motivo, gli spread OAT-Bund potrebbero beneficiarne, ma fatichiamo a vedere un recupero consistente e sostenibile” è il commento di Peter Goves, Head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFS IM, all’esito del voto.
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