(traduzione a cura di Bianca Mundo)
MODERATORE: Novak, credo sia la domanda che tutti vorrebbero farti: come ti senti?
NOVAK DJOKOVIC: Sto bene, grazie. Tu come stai?
MODERATORE: Sto bene (sorridendo).
NOVAK DJOKOVIC: Inizio direttamente con il ginocchio, risparmio a tutti il tempo per la domanda. Beh, quando è successo nel quarto turno del Roland Garros, ho deciso molto rapidamente di operarmi ed ero molto in dubbio sul fatto di riuscire a giocare a Wimbledon. Poi, ho avuto lunghe conversazioni con alcuni giocatori che hanno vissuto situazioni molto simili, come per esempio Taylor Fritz che ha vissuto qualcosa di simile tre anni fa anche lui infortunandosi al Roland Garros. Ha detto che 21giorni dopo l’infortunio aveva giocato il primo turno a Wimbledon. Wawrinka, Lindsey Vonn, tutti hanno condiviso le loro esperienze. Questo mi ha dato fiducia e ottimismo, con la corretta riabilitazione e se ovviamente il ginocchio risponde bene, c’è una buona possibilità di arrivare a Wimbledon.
Sono arrivato qui domenica. È stata una settimana di allenamento molto buona, soprattutto negli ultimi tre giorni ho fatto sessioni di tennis molto intense. Ho fatto punti, ho giocato set di allenamento con Sinner, con Frances Tiafoe,con Medvedev ieri, e con Emil Ruusuvuori, e poi anche oggi con Rune, tutti giocatori di altissimo livello sull’erba e ad alta intensità, con il ginocchio messo alla prova con cambi di direzione e così via. Finora il ginocchio ha risposto molto bene, il che, ovviamente, è un ottimo segno per la mia partecipazione a Wimbledon. Ho ancora un paio di giorni di tempo, gioco martedì e sono fiducioso sia sul ginocchio che sul mio stato fisico generale. Ovviamente, una volta iniziato il torneo, avrò più feedback su come il ginocchio reagisca a un match al meglio di 5 set.
Q. Capisco che tu sia fisicamente in grado di scendere in campo, ma vorrei sapere come ti senti mentalmente. Hai giocato 80 o 100 slam, probabilmente ne giocherai ancora un bel po’, sempre che tu sia abbastanza in salute. Puoi spiegare perché è stato così importante tornare così presto, visto che ci sono i Giochi Olimpici in arrivo e ci sono altre opportunità. C’è un rischio, giusto?
NOVAK DJOKOVIC: È una domanda molto giusta a cui non so rispondere ad essere sincero. Anche mia moglie mi ha fatto la stessa domanda. A 37 anni si vuole forse avere meno rischi e prepararsi per i Giochi Olimpici, ma ho qualcosa che si può descrivere come una sensazione di non perdere uno Slam mentre posso ancora giocare e finché sono ancora attivo e a questo livello. Non la chiamerei paura di perdere. Direi solo che è un incredibile desiderio di giocare, di competere, soprattutto perché si tratta di Wimbledon, il torneo che è sempre stato il mio sogno da bambino. Non volevo affrontare l’idea di non partecipare a Wimbledon. Inoltre, credo di aver affrontato, per la prima volta nella mia vita, un infortunio al ginocchio e volevo vedere quanto velocemente possa recuperare, e se possa davvero essere in condizione di competere al meglio dei cinque sull’erba con i migliori giocatori del mondo. Come ho già detto qualche giorno fa, voglio davvero puntare al titolo. Quindi gli ultimi tre giorni mi hanno dato abbastanza ottimismo e buoni segnali per poter essere in grado di competere ai massimi livelli nelle prossime settimane. Quindi credo che questo sia, in poche parole, il modo in cui posso spiegarlo. Probabilmente non si tratta di una spiegazione razionale e logica, ma più una sensazione interiore di grande desiderio di giocare a Wimbledon.
So che le Olimpiadi sono subito dopo, su una superficie completamente diversa, ma ora sto pensando a Wimbledon. Nelle ultime tre settimane abbiamo dedicato un’enorme quantità di ore ogni giorno in riabilitazione, in esercizi, fondamentalmente per aumentare il livello di intensità dell’allenamento e della riabilitazione ogni singolo giorno, facendo molta attenzione al ginocchio e alle reazioni. Non ho avuto alcuna battuta d’arresto. Altrimenti, mi sarei chiesto se fosse stato il caso di essere qui. Perché non provarci?
Q. Non so molto dei piani esatti. Wimbledon spera di espandersi dall’altra parte della strada nel vecchio club di golf. Tu sei nel tour da 20 anni, ha visto altre strutture. Pensi che Wimbledon abbia bisogno di espandersi o va bene così com’è?
NOVAK DJOKOVIC: Sì, ne sono stato informato. Sia l’anno scorso che quest’anno ho avuto un paio di conversazioni con persone dell’All England Tennis Club e dell’organizzazione di Wimbledon perché ero curioso di capire come si stesse procedendo. Penso che sia un ottimo progetto. È un progetto di espansione del torneo di tennis più importante del mondo e nella storia di questo sport. Sappiamo che a Roehampton si giocano le qualificazioni da molti anni, ma sarebbe bello se fossero trasferite qui e poi collegare le due strutture esistenti con il nuovo terreno, il che creerebbe un’esperienza migliore per i tifosi e anche per i giocatori. Nella settimana di allenamento siamo ad Aorangi. I tifosi normalmente non hanno accesso alle nostre sessioni di allenamento, per cui questo cambierebbe. Se non sbaglio, era un golf club privato e gran parte del terreno sarà trasformato in un parco pubblico a cui le persone avranno accesso, sarà pubblico, per me tutte cose positive. Naturalmente come tennista, mi piacerebbe che ciò accadesse. Penso che la decisione arriverà una settimana dopo Wimbledon. Non ci resta che aspettare e vedere.
Q. Per quanto riguarda il tuo ginocchio, gli allenamenti che hai fatto, prevedi di essere cauto nei primi turni?
NOVAK DJOKOVIC: Non necessariamente. Una volta in campo, l’obiettivo è quello di vincere la partita e di e di fare tutto ciò che è in mio potere per vincere. Non mi vedo in difficoltà. Non mi vedo a calcolare o ad essere un po’ più cauto nei movimenti. Mi butto a capofitto, è il modo in cui ho giocato per tutta la mia carriera. Se non avessi la sensazione di poterlo fare martedì, non sarei qui a parlare con voi.
Q. Alcaraz ha detto che le ha detto che sei superman per il modo in cui ti sei ripreso. Ti vedi un po’ Superman?
NOVAK DJOKOVIC: Beh, non proprio (sorride). Penso che Taylor Fritz lo sia, si è ripreso in 21 giorni. Ne abbiamo già parlato, ma davvero la situazione di Taylor mi ha dato l’ottimismo necessario: sapere che c’era un tennista, che gioca a un livello così alto, che è riuscito in così poco tempo a essere in campo e a gareggiare, mi ha reso un po’ più rilassato e più fiducioso nel percorso di riabilitazione. Tre settimane non sono l’ideale forse agli occhi dei medici e degli specialisti che normalmente ti direbbero che il tempo necessario è tra le tre e le sei settimane. Più ci si avvicina alle sei settimane meglio è, probabilmente perché si vuole evitare di rischiare troppo e di dare tempo al ginocchio e al corpo. Ma è anche molto soggettivo, ognuno ha una risposta diversa al recupero, all’infortunio, alla riabilitazione, agli esercizi. Se avessi avuto un giorno con gonfiore e infiammazione, ovviamente mi sarei fermato e forse non avrei ì partecipato ìa Wimbledon quest’anno, ma non è successo. Ho giocato due set, un’ora e mezza con Medvedev, poi un’ora con Ruusuvuori. Ieri ho giocato tre set e mezzo, oggi un altro set e mezzo. Il ginocchio sta davvero bene.