Archiviata la Sprint di ieri, la MotoGP si appresta a vivere l’edizione 2024 del Dutch Tourist Trophy, l’equivalente del Gran Premio d’Olanda. Denominazione a parte, la pista sarà quella di Assen, una delle più prestigiose e iconografiche di un Motomondiale che sta vivendo una situazione estremamente particolare.
Jorge Martin e Pramac corrono, ormai, come degli autentici Maverick. Non inteso come Viñales, bensì come schegge impazzite in seno al branco Ducati. Nel 2025 il pilota correrà con Aprilia, mentre il team interromperà la storica collaborazione con la Casa di Borgo Panigale per legarsi a Yamaha. Insomma, sia l’uno che l’altro sono consci di come, a breve, non avranno più nulla a che fare con l’azienda bolognese.
Questo li mette in una posizione di debolezza politica, ma anche di grande forza dal punto di vista dell’approccio. Entrambi sanno di non dover accondiscendere nessuno, di non avere più vincoli di alcun tipo. Possono gareggiare – in un certo senso – a cuor leggero. Se non dovessero vincere il Mondiale, sarebbe comprensibile. Trovarsi in una sorta di posizione di “ribelli” contro il “sistema” che governa i valori agonistici.
Il concetto è forte, se vogliamo anche un po’ forzato, ma filosoficamente parlando la situazione è proprio questa. C’è una potenza egemone (Ducati) con chi fa da garante alla supremazia (Francesco Bagnaia). Martin e Pramac, a lungo parte integrante di questo apparato in una posizione privilegiata, stanno per uscirne. Quale sarà l’evoluzione dei fatti, verrà determinato solo dal tempo e dagli eventi.
Se parlerà però “un domani”. Oggi è il giorno di Assen, dove la Casa di Borgo Panigale cerca la quinta tripletta consecutiva, fatto con pochi precedenti nella storia della top-class. Per riuscirci, però, avrà verosimilmente bisogno dell’apporto di chi corre idealmente con il Jolly Roger sulla carena. Paradossi della vita… e del motorsport!