L’Aspria Harbour Club Milano sorge in zona San Siro, il che equivale a dire un bel polmone verde a pochi km dal centro città. Il Circolo è davvero bello e funzionale e ha evidentemente grandi ambizioni di crescita in un circuito tennistico in cui è presente con il suo Challenger già dal 2006. Quest’anno il torneo ha la fortuna/sfortuna di coincidere con la settimana delle qualificazioni di Wimbledon. Fortuna perché c’è talmente poca concorrenza che è l’unico torneo in calendario in Europa, sfortuna per l’ovvio motivo che quelli che sono di solito i migliori protagonisti del circuito sono tutti a Londra a giocarsi le loro carte sui prati inglesi. Tra gli elementi negativi pure il meteo che purtroppo nelle giornate di lunedì e martedì ha flagellato giocatori e organizzatori, costretti questi ultimi ai salti mortali nel tentativo di far quadrare il programma. Quadra che ha inevitabilmente costretto i giocatori a un giovedì di fuoco con doppio turno. Noi siamo stati di persona all’Aspria Harbour nella giornata di mercoledì, interamente dedicata al primo turno, a nostro modesto parere la giornata forse più interessante perché si vedono all’opera tutti i giocatori e si ha l’occasione di parlare con tante persone, tra le quali Samuel Vincent Ruggeri ed Enrico Dalla Valle cui abbiamo evidentemente portato fortuna.
A cominciare da Samuel Vincent Ruggeri che ha battuto in sequenza Michael Vrbensky (n.283 ATP), Albert Ramos Vinolas (n.112) e il russo Ivan Gakhov (n.349). Le maggiori difficoltà sono state all’esordio quando, dopo aver perso il primo set, non è riuscito a rompere la parità fino al 4-4 del secondo parziale quando ha finalmente strappato il servizio all’avversario dando inizio al suo monologo. Qualche problemino anche nei quarti contro il russo che ha un gioco particolarmente fastidioso e vale sicuramente molto di più della sua attuale classifica come aveva dimostrato in mattinata contro il nostro Federico Gaio. Ma l’azzurro, dopo aver dominato il tie-break del primo set, nel secondo fa gara di testa, non sfrutta tre match point consecutivi in risposta sul 5-3, ma la festa è rimandata di poco perché nel gioco successivo chiude alla prima occasione utile. La cosa che oggi colpisce di più in Samuel è la grande calma con cui riesce a gestire i momenti difficili, quasi che sapesse già come andrà a finire.
Nell’intervista che gli facemmo un paio di mesi fa ci parlava dei suoi passaggi a vuoto mentali, il vero problema del suo tennis altrimenti scintillante. E proprio sotto questo aspetto ci pare che il ‘Vikingo di Bergamo’, come lo chiamano alcuni, abbia fatto i maggiori progressi.
Per il 22enne azzurro è la prima semifinale a livello Challenger (finora tre quarti a Tenerife, Oeiras e Poznan), che suggella una stagione dove ha ampiamente dimostrato di poter puntare in alto. Intanto risale alla posizione n.258 ed eguaglia il suo best ranking, comunque vada a finire il match di domani contro il vincente tra il lituano Vilius Gaubas (n.272) e l’argentino Federico Agustin Gomez (n.153).
L’altro nostro semifinalista è Enrico Dalla Valle che dopo la maratona di primo turno contro il peruviano Ignacio Buse ci era sembrato molto provato e quindi eravamo piuttosto timorosi per il doppio turno che l’aspettava oggi. Fortuna per lui che i suoi avversari non erano messi meglio. Infatti Giovani Fonio, ugualmente stremato per il match d’esordio contro Mathias Bourgue, si ritirava mentre era sotto 7-6(5) 6-5. E certo non stava meglio il cinese di Taipei Chun-hsin Tseng (n.168), costretto anche lui agli straordinari nel primo turno contro lo spagnolo Carlos Taberner, e nel secondo da un mai domo Gianluca Mager, battuto dopo un match durissimo con un doppio 7-5. Così il 22enne cinese (già n.83 un paio d’anni fa) si era presentato in campo cotto a puntino, tanto da non opporre nessuna resistenza al ravennate che finiva per prevalere con un eloquente 6-0 6-4.
Dalla Valle era già arrivato semifinale lo scorso anno a Cordenons, ma se allora fu quasi un exploit inatteso, qui a Milano si capisce come sia il coronamento di un percorso lungo e laborioso, di cui in buona parte è debitore al lavoro di Giorgio Galimberti e della sua Academy. E soprattutto alla ritrovata salute dopo due anni da incubo (2020 e 21), con tanto di tre interventi chirurgici. In semifinale troverà il 22enne rumeno Filip Cristian Jianu (n.276 ATP), anche lui alla ricerca del suo primo successo Challenger, dopo la finale persa in gennaio a Oeiras.
Sempre a proposito delle persone con cui capita di parlare nei primi giorni di un torneo, mentre in pausa pranzo eravamo svogliatamente alle prese con una mediocre insalata nizzarda, ci ha rivolto la parola un distinto signore che abbiamo scoperto essere Robert Davis,originario del South Carolina, e attualmente membro del GPTCA (Global Professional Coaching Tennis Association) nonché responsabile per i paesi dell’Estremo Oriente. Lui era soprattutto interessato al meccanismo dei team privati che gestiscono, con l’aiuto della Federazione, molti dei nostri giocatori di punta. Poi all’improvviso, con una brusca virata, mi ha chiesto cosa avessero in comune Stefan Edberg, Roger Federer, Rafa Nadal e Jannik Sinner. Il mio sguardo non deve essergli sembrato particolarmente reattivo perché è passato subito a spiegarmi come li accomunasse il fatto di non aver mai rotto una racchetta in un momento di stizza. E questo, secondo lui, dimostra un ottimo controllo delle proprie emozioni che si evidenzia poi nei passaggi decisivi di una partita. Pare che ne riparleremo la prossima settimana in un’intervista per la rubrica che cura per conto dell’ATP.