L’operazione Chinese Shuttle, coordinata dalla procura di Trieste- Direzione distrettuale antimafia, vede coinvolte anche Venezia, Milano, Prato, Francia e Spagna: passeur fermati dalla Polizia di frontiera di Trieste
TRIESTE Venivano fatti arrivare in aereo dalla Cina in Paesi, come la Serbia, dove entravano in esenzione di visto e poi, attraverso la rotta balcanica, i migranti venivano accompagnati in Italia. Successivamente alcuni loro connazionali li trasportavano in auto in un punto di smistamento, una sorta di casa sicura a Cazzago di Pianiga (Venezia), per uno o due giorni.
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Da lì altri autisti li accompagnavano verso le destinazioni finali, tra cui Venezia, Milano, Prato, Francia e Spagna. A chi arrivava veniva ritirato il passaporto, per essere poi rispedito in Cina: da quel momento diventavano quindi fantasmi destinati allo sfruttamento fino all'estinzione del debito contratto per il viaggio, relegati in laboratori o sartorie.
Nell'ambito dell'operazione Chinese Shuttle, coordinata dalla Procura di Trieste- Direzione distrettuale antimafia, sono stati arrestati 9 cittadini cinesi per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione irregolare; 27 invece le persone denunciate in stato di libertà, di cui 3 per favoreggiamento dell'immigrazione irregolare e 24 per ingresso illegale nel territorio dello Stato.
Sotto la sotto la direzione dunque della Procura e della Direzione antimafia di Trieste, è stata la Polizia di Frontiera di Trieste a sgominare un sodalizio criminale cinese dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la cosiddetta rotta balcanica
Nel corso dell’attività, sono stati sequestrati una ingente somma di danaro in contanti (circa 10 mila euro) e 22 carte di credito per il pagamento in circuiti internazionali e di istituti di credito cinesi, nonchè 86 documenti di cui 54 alterati e contraffatti (passaporti e carte d’identità).
Tutti i documenti erano intestati a cinesi, che poi venivano utilizzati per traferire in sicurezza le persone nelle città italiane di destinazione (Venezia, Milano e Prato perlopiù) o in paesi esteri quali Francia e Spagna.
Secondo gli inquirenti, una volta in Italia i cinesi venivano trasportati in auto presso un punto di smistamento centrale: una vera e propria «casa sicura» situata a Cazzago di Pianiga (Venezia) con una trentina di posti-letto a disposizione, dove sostavano per un paio di giorni prima di essere prelevati per essere condotti alle destinazioni finali senza passaporti perché requisiti.
Una sorta di schiavitù a tempo - è la ricostruzione degli investigatori - accettata volontariamente, diventando «fantasmi» destinati a un severo sfruttamento fino all’estinzione del debito contratto per giungere in Italia.
Dalle indagini è emersa l’esistenza di una organizzazione di vertice unica, che progettava un flusso di ingressi continuo e invisibile, celato sotto la copertura di insospettabili cittadini asiatici, ben vestiti, con limitati bagagli, che viaggiavano su auto potenti e costose condotte da cittadini cinesi da anni residenti in Italia e che si esprimono in perfetto italiano.
I dettagli dell’operazione sono stati presentati mercoled’ 26 giugno durante un incontro in Procura a Trieste. Le indagini sono state dirette dal pm Federico Frezza.