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Vacanze negli Usa, i consigli per risparmiare



L’american dream è ancora tale per moltissimi italiani e non solo. Inutile nascondersi che gli Usa rimangano una delle mete più sognate e ambite, anche se l'inflazione ha pesato sul portafogli dei turisti, oltre che degli americani. E se Oltreoceano iniziano a vedersi i primi effetti di una economia che riparte, i rincari scoraggiano molti vacanzieri nostrani. Ma regalarsi un soggiorno a stelle e strisce è ancora possibile, a patto di tenere a mente qualche suggerimento per limitare le spese, risparmiare un po’ su soggiorni e spostamenti, e ricordare a cosa prestare attenzione. Qui qualche consiglio utile e pratico.

I voli aerei.

Il primo passo è la prenotazione dei voli. Inutile ribadire che prima di procede, meno costano i biglietti. Molto, però, dipende anche dalla meta. Volare sulle grandi città costa in genere meno e permette di valutare più offerte, dove la concorrenza può portare a prezzi più competitivi. Per esempio, un volo infrasettimanale da Milano Malpensa per New York in agosto può costare intorno ai 300 euro per tratta (ma arrivare a oltre 600 se si parte di sabato!). Se già si parte a settembre si scende tranquillamente sotto i 180 euro a tratta. Se, però, si opta per un viaggio con più scali, certamente un po’ più scomodo, si può risparmiare molto: tra le compagnie con le offerte più economiche c’è l’islandese Play, che prevede solitamente lo scalo a Reykjavik (e a Londra). Quanto ai voli interni, specie si ha intenzione di visitare più mete negli Usa (le distanze sono decisamente maggiori che in Italia) tra le compagnie più gettonate tra gli americani ci sono Spirit e Southern, quest’ultima consigliata soprattutto per chi ha intenzione di fare una “puntatina” in Florida e dintorni.

I trasferimenti.

Una volta “a terra”, però, attenzione. Dimenticatevi il taxi per gli spostamenti, a meno che non si tratti di raggiungere l’hotel dall’aeroporto o di girare più comodamente (ma a caro prezzo) nelle big cities. Mediamente negli Usa non sono così diffusi: il vero “salvavita” è Uber, quindi il consiglio è di scaricarsi la App, se non la si usa già in Italia. Naturalmente nella real America, che non siano New York e poche altre eccezioni, autobus e mezzi pubblici sono meno diffusi che in Europa, quindi se l’idea è quella di un viaggio on the road conviene prevedere un noleggio auto. In questo caso per risparmiare si può scegliere una compagnia magari meno nota (come Herz o Avis). A seconda delle zone di destinazione, sono generalmente presenti rent a car offerti a costi inferiori da Enterprice, Budget, Alamo o Fox. Quest’ultima, per esempio, a Las Vegas si trova un po’ più distante dall’aeroporto (ma collegata da bus navetta ogni 10/15 minuti) e offre prezzi vantaggiosi. In molti casi, poi, può valere la pensa di prevedere il noleggio auto sullo stesso sito di prenotazione degli hotel, usufruendo di ulteriori sconti.

Hotel, motel, B&B, cabins.

A questo proposito vale la pena ricordare un paio di accorgimenti. Gli hotel americani sono differenti da quelli europei e italiani. Dimenticatevi le strutture a conduzione familiare (sono poche e in alcune località): in genere esistono hotel di grandi catene presenti un po’ ovunque negli States, che vanno dai noti ed economici Best Western, Holiday Inn, Quality, ecc. che solitamente offrono un servizio standard medio, in termini di pulizia e colazione (classica a buffet con uova, bacon, waffles, succhi, donuts, ecc). Per i più sportivi, però, non è da escludere la possibilità del classico motel con il parcheggio auto davanti alla propria camera oppure le cabins, se la metà è vicina a qualche parco nazionale. Non sono altro che casette, tipo bungalows, solitamente in legno e spesso attrezzate con un piccolo angolo cucina con micro-onde, lavandino e, in alcuni casi, bagno in camera o esterno, tipo campeggio. Offrono una certa privacy, prezzi abbordabili e, se dovete solo pernottare per un viaggio on the road, possono essere molto convenienti. Più rari (e meno economici) i B&B, soprattutto per il sovraccosto per le pulizie: è lo stesso applicato a soluzioni come Airbnb, che può essere anche più elevato del costo stesso di pernottamento, quindi non conveniente se ci si ferma solo una o due notti.

Pasti, tasse e tips.

Naturalmente se si sceglie un normale hotel o motel, nelle camere si trovano sempre mini-frigo, coffee machine e micro-onde; nella hall non mancherà il caffè americano, ma non aspettatevi cappuccino o espresso, neppure a colazione: sono merce rara, che si trova solo in alcuni bar esterni e a caro prezzo! In questo caso il consiglio è di puntare a uno Starbucks, che offre anche l’espresso (one o double shot, quindi normale o doppio), ma pur sempre in bicchierone di carta e a un prezzo non inferiore a 3 o 4 dollari ciascuno, a seconda delle tasse applicate dallo stato in cui vi trovate. Le tasse, infatti, sono “croce e delizia” degli Usa, perché vengono applicate sempre alla fine dell’acquisto e si sommano alla tip, la mancia che ovunque sarà richiesta a chiusura del conto. Che si tratti di un ristorante o un locale dove fermarsi per un drink, aspettatevi lo scontrino con la scelta tra la percentuale da destinare al cameriere, che prevede tre opzioni, equivalenti al giudizio che date al servizio (in genere da un minimo del 18% al 20% o 25%). Tanto per essere chiari, se il conto di una cena fosse di 70 dollari per due, dovrete aggiungere almeno il 14% di tasse (importo variabile, appunto, tra tasse locali e nazionali) e la mancia, che viene calcolata sul conto comprensivo di tasse. Il totale, quindi, arriverà a poco meno di 100 dollari.

Mangiare.

Come limitare le spese, dunque? Naturalmente, trattandosi di una vacanza, si può decidere di concedersi qualche pranzo o cena in locali tipici e particolari, a patto di controllare i prezzi del menù, che solitamente sono esposti all’esterno, per evitare brutte sorprese. Ma se si è in viaggio e ci si accontenta di un pasto “veloce”, esiste sempre la possibilità di affidarsi a qualche “all you can eat” di catene americane, come Corral Buffet. Se ne trovano pressoché ovunque negli States e offrono la possibilità di scegliere anche cibo non prettamente da fast food, come hamburger o hot dog: le cucine sono a vista e si può optare per primi, secondi, contorni di verdura fresca o cotta, ampia scelta di frutta e dolci. E da bere?

Dove e cosa bere.

Oltre alle cosiddette soda (le bevande gassate, in genere molto colorate e dolci, oltre alla classica cola), meglio puntare sulle birre locali – di cui c’è una certa varietà – invece che sul vino. Lo si trova, ma in genere e a meno di non scegliere una winery, possibilmente con produzione propria, la scelta non spazia oltre i consueti pinot noir, grigio, cabernet sauvignon e prosecco (non esattamente come quello veneto). Le brewery, invece, sono molto più fornite e potrete gustare birre artigianali anche molto originali (dalle fruttate alle light, passando per i super classici). Per chi ha problemi di glutine, invece, esiste l’alternativa dei cider: dal noto Bolt a base di apple cider, a quelle “stagionali” all’aroma di zucca in autunno, alla pera, ecc.

Gli orari!

Attenzione, però, agli orari: come in altri paesi anglosassoni, pranzi e cene hanno orari molto anticipati rispetto alle consuetudini mediterranee. Il pranzo di solito è servito tra le 11 e le 12, mentre la cena tra le 17.30 e le 19. Se nel primo caso si può sempre trovare da mangiare anche un po’ più tardi, di sera occorre controllare gli orari di chiusura dei locali, che in genere non è entro le 21 (ma anche le 20, il che significa che se vi presentate alle 19.30 potrebbero dirvi che è troppo tardi). Il piano B consiste nel rivolgersi a qualche fast food di catene note, da Wendy a Taco Bell, passando per Subway, McDonalds, ecc.

Attrazioni, musei e biglietti di ingresso.

Un ultimo capitolo va riservato alle visite culturali a musei e attrazioni varie. Se avete intenzione di visitare siti nelle grandi città, è sempre consigliabile effettuare una prenotazione in anticipo. In alcuni casi, come a Washington, tutti i musei statali sono gratuiti (compreso il Campidoglio o molti degli Smithsonian, che siano dell’Arte o di Scienze naturali, l’Aviaton, ecc.), ma è richiesta la cosiddetta reservation, che si effettua sui rispettivi siti. Lo stesso vale per mete naturalistiche, come ad esempio il Diamond Head alle Hawaii o i parchi nazionali come lo Yellowston in alcuni periodi dell’anno di particolare affluenza turistica. Riguardo ai parchi, però, è bene ricordare che è anche prevista una tassa di ingresso, di 30 $ a veicolo o 15$ a persona. Se si ha intenzione di visitarne più di uno conviene optare per la tessera annuale, la National Parks Pass, al costo di 80$ che permette l’ingresso fino a 4 passeggeri per veicolo, 365 giorni all’anno, escluse i giorni di chiusura per festività nazionale.

Costi dei tour.

In caso di attrazioni private, invece, preparatevi a prezzi non proprio modici: per esempio, salire al 94° piano della Willis Towers di Chicago, dove si può ammirare il paesaggio da una terrazza di vetro, costa in media 40$ (pagano anche i bambini, anche se con una minima riduzione in caso siano piccoli); prezzi più o meno simili sono previsti anche per una mini-crociera di un paio d’ore nella baia di San Francisco, sotto il Golden Gate Bridge e ammirando Alcatraz (la visita è extra). A New York è possibile andare a Ellis Island e visitare la Statua della Libertà entrando, ma bisogna prenotarsi con mesi di anticipo, specie si vuole arrivare alla “corona” e non fermarsi solo al piedistallo (costo intorno ai 32 dollari a persona), il tutto prenotando da soli e senza affidarsi alle agenzie specializzate. Molto maggiori sono i costi per le cascate del Niagara, per cui i tour sono obbligatori: in questo caso non si spendono meno di 100 dollari a persona per la visita delle grotte e in barca, sia scegliendo il lato canadese che quello americano. Tra le compagnie specializzate nelle offerte più ampie c’è Viator che, a fronte di un costo leggermente maggiore consente di modificare le date e orari di prenotazioni fino a un giorno prima, in caso di imprevisti o maltempo.

Spesa, benzina e auto.

In generale il costo della vita negli Usa, anche per i turisti, è maggiore rispetto a quello europeo. Basta fare un semplice giro nei supermercati per accorgersi che, oltre a dover aggiungere le tasse ai prezzi della merce esposti, una spesa può costare almeno 3 o 4 volte tanto quello a cui si è abituati in Italia, soprattutto se si cercano prodotti di qualità, organic o comunque non considerati junk food. Ciò che costa meno, invece, è sicuramente la benzina. Il gasolio è rarissimo, ma la verde costa in media dai 3,4 ai 3,9 dollari al gallone (poco meno di 4 litri), a seconda delle fluttuazioni di mercato. In alcune località come il Colorado o il Nevada può superare e non di poco i 4 dollari al gallone, ma pur sempre meno dei prezzi italiani. Potrete quindi anche puntare su auto di cilindrata maggiore, senza rimanere “a secco” col portafogli. Attenzione, però, alle clausole di noleggio e alla patente: in genere, se si tratta di un soggiorno breve, non occorre la patente internazionale, che invece è necessaria se ci si ferma per periodi più lunghi. Le regole, però variano da Stato a Stato, come alcune regole del codice della strada.

Assicurazione sanitaria.

Last, but not least. Se avete in programma un viaggio negli Usa è necessario mettere in conto la stipula di un’assicurazione sanitaria perché non esiste un servizio sanitario. Pur sfatando il mito secondo cui senza copertura assicurativa non è previsto alcun soccorso (il 911 interverrà sempre), le cure che non siano salvavita sono tutte a pagamento e i prezzi sono decisamente elevati. Un gesso per una frattura a un braccio o a una gamba può costare almeno 800 dollari (ma anche 5.000 se richiede un intervento); il sospetto di una puntura di zecca con conseguenti esami del sangue superano i 400 dollari, per non parlare di interventi in caso di ictus o infarto (le terapie di riabilitazione possono costare oltre 50mila dollari). In genere per un soggiorno entro i 30 giorni, però, ci sono molti pacchetti disponibili a prezzi accessibili, offerti da Allianz, Columbus, Europe Assistance, Generali, Unipol o anche la meno nota Globy Rosso.

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