PAVIA. Sette specializzande del San Matteo chiedono i danni al primario dello stesso ospedale che, secondo l’accusa, le ha molestate. È l’esito della prima tappa dell’udienza preliminare che si è celebrata ieri mattina davanti alla giudice Maria Cristina Lapi: sette donne sulle undici indicate dalla procura come parti offese si sono quindi costituite parte civile per l’eventuale processo che si aprirà. Se ci sarà o meno un rinvio a giudizio, però, si saprà solo in autunno: la tappa dell’udienza in cui si entrerà nel merito della richiesta della procura, che vuole appunto il processo per violenza sessuale, è stata fissata per il mese di novembre.
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Le donne in udienza
La pm Valentina De Stefano contesta al medico dell’ospedale e docente dell’Università di Pavia l’accusa di violenza sessuale. Il primario, difeso dall’avvocata Maria Teresa Zampogna di Milano, ieri mattina non era presente all’udienza. Delle parti civili c’era invece una sola specializzanda, rappresentata dall’avvocata di Milano Francesca Romana Garisto (ieri sostituita da una collega dello studio): è la giovane medica che decise di denunciare i presunti abusi sul posto di lavoro, poi confermati dalle colleghe sentite dai carabinieri nel corso dell’indagine. Tra loro anche una medica strutturata, che però ha deciso di non costituirsi parte civile. Altre sei specializzande hanno voluto invece anticipare il loro proposito di chiedere un risarcimento, qualora sia accertata la responsabilità del primario: a rappresentarle c’erano ieri in udienza l’avvocata Francesca Vaccina e l’avvocato Francesco Castelli.
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Quali contestazioni
Le indagini si sono basate soprattutto sui racconti delle donne, che hanno riferito ai carabinieri di Pavia dei comportamenti «sconvenienti» del primario e docente del corso di specializzazione dell’anno 2019/2020. Le giovani specializzande hanno parlato di posizioni “innaturali” che l’uomo assumeva per simulare atti sessuali, ma anche di palpeggiamenti e toccamenti in particolare durante la spiegazione di alcuni esami diagnostici. Testimonianze che sono bastate alla procura a indagare il primario con l’accusa di violenza sessuale aggravata «dall’aver commesso il fatto all’interno di un istituto di formazione con abuso di poteri e in violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione da lui svolta». Oltre alle testimonianze nelle mani della procura è arrivata anche una chat di Whatsapp, in cui le specializzande si scambiavano sensazioni su quanto avveniva in reparto nella relazione con il docente. Per l’avvocata difensore Zampogna (che peraltro da tempo si occupa di violenza di genere essendo, tra le altre cose, docente di corsi di formazione sul tema e componente della commissione Codice rosso dell’ordine degli avvocati di Milano), gli atteggiamenti del primario sarebbero stati «male interpretati».
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Il questionario
Le presunte molestie sono emerse da un questionario anonimo, sottoposto nel 2021 agli specializzandi del corso. Le risposte date al questionario, che riferivano appunto di comportamenti non consoni da parte del docente, hanno fatto partire anche un procedimento disciplinare a carico del medico, a dicembre del 2021. A febbraio del 2022 il docente si dimette dall’incarico di direttore della scuola di specialità, pur continuando a insegnare in Ateneo. Le donne, però, parlano solo quando vengono convocate dai carabinieri, dopo l’esposto presentato dallo stesso Ateneo in procura.
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