Dal podio sfiorato ai mondiali indoor di Glasgow in marzo alla medaglia di bronzo conquistata agli europei di Roma il 9 giugno. Dal sogno di correre con la maglia della nazionale al record italiano indoor degli 800 siglato in inverno. Dai campi di provincia ai grandi palcoscenici internazionali dell’atletica leggera. Dall’essere il re delle volate a diventare un atleta completo e forte durante tutte le fasi di gara. Di strada, Catalin Tecuceanu di Trebaseleghe ne ha fatta. E tanta.
L’ultimo successo, uno degli obiettivi stagionali, è stato raggiunto con la medaglia di bronzo nella rassegna europea andata in scena allo stadio Olimpico dal 7 al 12 giugno. «Ma non c’è stato tempo di festeggiare, giusto un paio di giorni, tra un mese e mezzo c’è l’appuntamento più importante, le Olimpiadi di Parigi, bisogna restare concentrati».
Tecuceanu, cosa ricorda di questi 800 europei che le hanno messo al collo la medaglia più pregiata, finora, della sua carriera?
«È stato speciale. Conquistare il bronzo europeo in Italia, a Roma, con il pubblico di casa, è stato ancora più incredibile. I giorni prima della batteria sono stato un po’ indisposto, con un po’di raffreddore e un po’ di malessere, ma abbiamo fatto di tutto per essere al 100% sulla linea di partenza. Quando ho tagliato il traguardo, la gioia è stata grandissima».
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Nell’immediato dopo gara ha voluto ringraziare, oltre alla sua società, le Fiamme Oro, anche coloro che hanno fatto parte del suo percorso, dal primo allenatore Simone Zanon nell’Atletica Noale a quello che l’ha portata all’eccellenza, Lionello Bettin, con la società Silca Ultralite Vittorio Veneto e al suo attuale coach Gianni Ghidini.
«Sono state persone fondamentali nel mio percorso, era un grazie per tutto quello che abbiamo fatto insieme, senza di loro questa medaglia non sarebbe arrivata».
La dedica è stata però per il suo fratellino Paul, che sarebbe dovuto essere sugli spalti romani.
«C’era mio fratello Cristian, ci sarebbe dovuto essere anche Paul ma non è riuscito a venire. Ci teneva, mi è sembrato giusto dedicare la medaglia in particolare a lui. Ovviamente in generale anche alla mia famiglia, con papà Vasile e mamma Maria e l’altra mia sorella Diana, oltre ai nonni e ai parenti che sono in Romania. Sono ormai cinque anni che non vado da loro, dopo le Olimpiadi tornerò a trovarli».
In platea però c’era anche una persona speciale...
«Sì, Arianna (Algeri, ndr, mezzofondista bergamasca, classe 2004, già campionessa italiana allieve nei 3000), la mia ragazza da un paio di mesi. Ci siamo conosciuti ad un raduno nazionale, anche lei corre. Si divide tra Bergamo e Roma, non è sempre semplice vedersi, ma ci proviamo».
Un’Italia, quella di cui ha fatto parte, che ha portato a casa un bottino incredibile di 24 medaglie. La più forte di tutti i tempi.
«Siamo un gruppo di giovani forti, con gli stessi obiettivi. Il movimento sta crescendo in tutte le specialità. Negli 800 Francesco Pernici e Simone Barontini sono uno stimolo per me a dare sempre il meglio, a correre più veloce».
Dopo aver battuto il record indoor di Giuseppe D’Urso, ora vede sempre più vicino, in particolare dopo aver corso in 1’44’’01 ad Asti, il primato di quel mito di Marcello Fiasconaro che il 27 giugno 1973 fermò il cronometro sul tempo di 1’43’’7, record del mondo per tre anni... Sabato ci ha provato a Trieste, ma non c’è riuscito.
«Sono convinto di poter battere questo record, la miglior prestazione più longeva dell’atletica. Farlo significherebbe riscrivere la storia. Quando avevo 16-17 anni, non avrei mai pensato di poterlo avvicinare. Invece ora è anche questo uno degli obiettivi. Posso farcela, spero già quest’anno».
La sua crescita è stata graduale, anno dopo anno. Cosa direbbe ai giovani che la vedono come punto di riferimento e magari hanno fretta di emergere?
«Non bisogna avere fretta ma aver obiettivi alti, sognare in grande, crescere piano piano, abbattere un muro e poi un altro ancora. Impegnarsi al massimo e credere in se stessi».
Lei è diventato ancora più consapevole delle sue capacità. Ora va in gara convinto di poter fare la differenza...
«Dopo i mondiali ho sicuramente capito di potermela giocare alla pari con gli altri. Dal punto di vista mentale sono molto deciso e sono cresciuto in tutte le fasi della gara. Sono più consistente e costante durante tutti e due i giri di pista, non più solo nella volata finale».
Qualità che torneranno utili e che dovranno essere espresse nel migliore dei modi per essere protagonisti anche alle Olimpiadi di Parigi...
«Continuiamo a prepararci al meglio. A luglio andrò a St. Moritz per tre settimane di raduno in altura. Poi si vola a Parigi per quella manifestazione che è l’obiettivo di tutti gli sportivi. Sono convinto sarà un’esperienza fantastica. Sogno di arrivare in finale. E poi chissà, in una finale può succedere di tutto».
Appuntamento mercoledì 7 agosto alle ore 11.55 per la batteria degli 800. E per sognare
