Pena ridotta a 20 anni di carcere (18 anni e 6 mesi per omicidio e a un anno e mezzo per calunnia) per Valentina Boscaro, 32enne di Padova, finita sul banco degli imputati per l’omicidio del fidanzato Mattia Caruso, 30enne di Albignasego, ucciso con una coltellata al cuore. Lo ha deciso la Corte d’assise d’appello di Venezia presieduta dal giudice Carlo Citterio: resta confermata la contestazione originario di omicidio volontario aggravato dalla relazione sentimentale.
La pubblica accusa - il sostituto procuratore generale Antonio De Lorenzi - aveva sollecitato la conferma della condanna a 24 anni di carcere (in primo grado l'allora procuratore aggiunto di Padova, Valeria Sanzari, che aveva coordinato l'indagine e chiesto il processo per Valentina, aveva reclamato la pena dell'ergastolo), rilevando come la donna avesse mentito sempre dal momento in cui Mattia era finito a terra ed erano arrivati i primi soccorritori fino ai giorni successivi.
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In particolare - aveva fatto notare - Valentina aveva insinuato che il ragazzo fosse coinvolto in traffici loschi insistendo sulle violenze sistematiche perpetrate da lui nei suoi confronti. Nessuna legittima difesa da parte di Valentina che avrebbe confessato quando non poteva più farne a meno. Nessun dubbio per il procuratore generale: in Valentina quella notte c'era la piena volontà di uccidere Mattia Caruso.
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Non a caso lo aveva colpito al petto con sangue freddo, aveva estratto il coltello dal corpo e lo aveva riposto nella tasca dei pantaloni della vittima. Un depistaggio in piena regola. Ancora: l'imputata aveva accusato del delitto un nordafricano, dirottando poi gli investigatori verso un amico di Mattia (da qui la contestazione di calunnia) e accusando il fidanzato di una serie di pesanti violenze e anche di minacce di morte.
Le avvocate Anna Desiderio e Francesca Betto (costituite parte civile per la famiglia Caruso) avevano ricordato i messaggi scambiati dalla coppia, negando che Mattia fosse un picchiatore seriale. E sottolineando come Valentina non avesse intrapreso alcuna «azione riparatoria» nei confronti della famiglia, offesa con allusioni a un contesto in odor di mafia.
Delusione per la difesa (il professor Alberto Berardi e l'avvocato Renzo Fogliata) che era andata al contrattacco replicando come i giudici di primo grado avessero preso un abbaglio mentre molti elementi avrebbero evidenziato la sudditanza fisica e psicologica dell’imputata a Mattia.
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Ben diversa la ricostruzione del rapporto tra i due sfociato nella tragedia. I legali avevano ricordato i tanti messaggi, intrisi di violenza, inviati via whatsapp a Valentina dal fidanzato Mattia Caruso.
Come il vocale trasmesso, a un amico fraterno, qualche ora prima di essere ucciso il 25 settembre 2022: «Vediamo se sta Valentina mi lascia veramente» dice, spiegando di essere diretto in serata nel ristorante Laghi di Sant’Antonio a Montegrotto, «Secondo te non è perfetto affogarla stasera? L’affogo io nel laghetto fra’... è tutta la scusa di portarla a ballare... La voglio affogare all’amore mio... gli faccio assaggiare il centro del laghetto... Faccio il bravo... Basta che non mi guardano troppo la Valentina perché lo sai che le stecche (botte) sono garantite».
Negato l’omicidio volontario: «La situazione è il copione di centinaia di femminicidi: non si tollera di essere lasciati; pena, la morte della donna». E’ aperta la strada a tre diverse ipotesi di reato: la legittima difesa, un eccesso colposo di legittima difesa (si ha quando l’imputato ha esagerato nella reazione), se non addirittura una legittima difesa putativa (l’imputata potrebbe aver ucciso convinta di trovarsi esposta a un serio e imminente pericolo di vita).
Insomma Mattia non sarebbe stato un uomo innamorato e lei una manipolatrice. Le prove? Tante. Tra cui alcune foto che ritraggono Valentina con lividi sul corpo e una serie di messaggi scritti da Mattia «che considerava Valentina alla stregua di un animale».
L'omicidio si consuma la sera del 25 settembre 2022 quando la coppia sta rientrando a Padova dopo aver trascorso la serata nel ristorante Laghi di Sant'Antonio a Montegrotto.
I due stanno viaggiando nell'auto guidata da Mattia e si trovano ad Abano in via dei Colli Euganei.
Valentina aveva confessato: «Siamo saliti in macchina, è lui è partito a razzo, ha iniziato a strattonarmi, a tirarmi le mutande... Io ero stanca, avevo paura di lui e della velocità. Il coltello era vicino al cambio. L’ho preso, forse con la mano destra, e ho colpito Caruso subito al petto».
L’auto inizia a sbandare, poi si ferma in mezzo alla strada e Mattia esce dall’abitacolo cadendo a terra, agonizzante. Qualche automobilista di passaggio si ferma e chiama i soccorsi mentre Valentina resta immobile. Il ragazzo, morirà qualche ora più tardi in ospedale. Valentina confesserà solo quattro giorni più tardi.
