Rossini era un talento del basket, colonna della pallacanestro della città murata. Lavorava nell’azienda di famiglia, la Sartori Rides.
«Tranquilli, c’è Edo in campo: ci pensa lui». Edoardo Rossini era l’uomo del tiro decisivo, del passaggio al momento giusto, della parola d’incoraggiamento detta proprio quando serve. Una sicurezza, dentro e fuori dal parquet. Una sicurezza che è crollata all’improvviso sabato sera, quando il giovane – 28 anni – ha avvertito un malore, si è presentato in autonomia al Punto di primo intervento di Montagnana, si è accasciato e ha perso i sensi. Edoardo Rossini è morto lunedì mattina in ospedale a Padova, dopo che i medici e i sanitari hanno fatto di tutto per poter mantenere accese le speranze.
Edoardo, sabato sera, ha avvertito un improvviso malore. Ha raggiunto da solo il Punto di primo intervento di Montagnana, la cittadina dove abita, ma si è accasciato prima di entrare nella struttura. E’ stato soccorso, privo di sensi, in arresto cardio-respiratorio: sono scattate le manovre di rianimazione, è stato trasferito prima a Schiavonia e poi a Padova. Il cuore ha ripreso a battere dopo molto tempo, minando le funzioni vitali del giovane. Lunedì, verso le 13, ne è stato dichiarato il decesso.
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E’ morto così, senza alcun preavviso e senza alcuna spiegazione, all’improvviso come quei canestri e quegli assist che – chissà quante volte – ha prodotto sul campo da basket, lo sport che tanto amava. Edoardo Rossini era infatti un talento della pallacanestro: cresciuto nella Pallacanestro Montagnana, da giovane aveva letteralmente dominato la scena padovana e veneta con lo storico gruppo del ’95 allenato da coach Alessandro Comisso e sostenuto dal dirigente Gianfranco Gastaldo.
Non si contano le finali vinte e raggiunte dalla squadra di Edoardo, che proprio in lui avevano un faro indiscusso. Poi Edo ha deciso di provare fortuna anche in altre squadre, dal Cologna Veneta alla serie D con il Redentore Este, confermandosi sempre ottimo giocatore e soprattutto uomo capace di portare equilibrio e serenità nello spogliatoio. Quest’anno, forse in una forma d’affetto difficile da tradire, aveva sposato la rinascita della squadra senior del Montagnana, ritornata ad affrontare un campionato: ha giocato tra gli Amatori Uisp, elevando di non poco il gioco di un gruppo che in poco tempo è cresciuto anche grazie a lui. Giocava nelle “minors” come fosse in un campionato d’eccellenza, proprio per quel senso di rispetto verso la palla a spicchi e verso i compagni di squadra che ha sempre incarnato, in ogni partita.
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In questi giorni stava organizzando il torneo “Airball 3x3”, di cui era il principale promotore: nato a Montagnana, quest’anno è fissato per inizio luglio a Lonigo. Tra le tante cose, il cestista frequentava i campetti estivi e non c’era anno in cui non partecipasse a qualche torneo: era già iscritto anche ad altre manifestazioni previste da qui a fine estate, con i compagni di squadra di sempre.
Il 30enne lavorava nella storica azienda di famiglia, la Sartori Rides, realtà leader in Italia nella costruzione di giostre e attrazioni per parchi divertimenti e luna park. Era Cmo, chief marketing officer, responsabile del marketing in azienda. Amava il suo lavoro, credeva nell’impegno della famiglia, rispettava il valore del sacrificio.
Lascia mamma Emanuela, papà Franco, la sorella Francesca e la fidanzata Genny. Lascia un dolore difficilmente descrivibile nel cuore dei tanti amici e dei tanti compagni di parquet, che oggi non riescono a spiegarsi quanto accaduto.
