Jorge Martin lascerà la Ducati a fine stagione per accasarsi all’Aprilia. Un autentico “colpaccio” per la Casa di Noale, che ora può davvero provare a uscire dal cono d’ombra del “pianeta di Borgo Panigale”. Cionondimeno, la scelta effettuata dal ventiseienne spagnolo rischia di porlo in una posizione vulnerabile con il passare degli appuntamenti.
Al di là delle dichiarazioni di facciata e delle garanzie di un equo trattamento, quanto farebbe piacere a un’azienda che investe milioni di euro vincere un Mondiale con un pilota già con le valigie in mano? Se Martinator si laureasse Campione, porterebbe con sé anche il numero 1, con tutti gli annessi e i connessi del caso dal punto di vista mediatico e promozionale.
A proposito di immagine, non sarebbe certo il massimo trionfare con chi ha preferito accasarsi altrove. Insomma, sul piano formale nulla cambierà sino a novembre, ma nella dimensione fattuale Martin si è preso un bel rischio. Quello di diventare progressivamente un “separato in casa” in seno al branco Ducati, al cui interno guadagna viepiù forza la leadership di Francesco Bagnaia.
Peraltro, quante volte è capitato di aver visto un centauro vincere il Mondiale pur avendo già firmato un contratto con un’altra Casa per la stagione successiva? L’ultimo esempio è rappresentato da Valentino Rossi nel 2003, anno con un chiaro tratto in comune con l’epoca corrente. Si viveva nell’egemonia totale di Honda, proprio come ora si constata la supremazia Ducati.
C’è un però. Anzi, due. Innanzitutto il Dottore correva nel Factory Team, mentre i suoi rivali per il titolo (Sete Gibernau e Max Biaggi) erano inseriti in strutture satellite o addirittura clienti. Non è certo la situazione di Martin, che anzi si trova in quella opposta. Inoltre, il fenomeno di Tavullia godeva di un vantaggio in termini di talento puro che l’iberico non ha.
Insomma, Jorge ha fatto la propria scelta in ottica 2025, sposando la causa Aprilia. Una decisione coraggiosa, che forse pagherà i dividendi nel futuro a medio termine. Tuttavia, si tratta di una presa di posizione che potrebbe rivelarsi deleteria nell’immediato. Sarà davvero così?