LUBIANA. Krsko? Un sito sicuro, dal punto di vista sismico, per una centrale nucleare, sia quella esistente e attiva dal 1983 sia quella in progetto, che Lubiana mira a costruire nel prossimo futuro. È il punto di vista del colosso sloveno dell’energia, Gen-Energija, co-proprietario di Krsko 1 e con alta probabilità maggior investitore nel secondo reattore. Colosso che, in vista del referendum consultivo sul nucleare previsto in autunno in Slovenia, ha voluto fare il punto su uno dei temi più delicati relativi alla centrale, ossia quello del rischio sismico, un problema denunciato in passato da esperti, geologi ed ecologisti, principalmente sul fronte austriaco, ma non solo. Rischio, ha specificato alla stampa slovena Gen-Energija, che tuttavia sarebbe insignificante, come comprovato da un gran «numero di studi sulla sicurezza condotti negli ultimi decenni» da «istituzioni di valore internazionale ed esperti», ha sintetizzato il succo del discorso del management di Gen Energija l’agenzia di stampa slovena Sta.
In particolare, Nek, il gestore dell’attuale impianto, ha commissionato studi probabilistici sul rischio sismico nel 1994 e nel 2004 mentre tra il 2008 e il 2011 «sono state condotte analisi geotecniche, geologiche e sismologiche» nel sito dell’attuale centrale. E qui sarebbe emerso un problema, ha ricordato Sta, ossia l’opinione fortemente negativa di uno dei partner della ricerca, i francesi dell’Irsn, che avevano espresso preoccupazione per il potenziale pericolo rappresentato in particolare dalla cosiddetta faglia di Libna, vicina proprio a Krsko. Preoccupazione che, tuttavia, sarebbe superata, ha sostenuto Gen-Energija, che ha spiegato di aver commissionato, dopo le pesanti critiche dell’Irsn, uno studio probabilistico di spostamento dovuto alla presenza di faglie, il cosiddetto Pfdha, eseguito già nel 2013. E l’analisi «ha mostrato rischi estremamente bassi o inesistenti» per quanto riguarda costruzioni nell’area, ha assicurato Ales Jamsek, esperto sismologo di Gen Energija. In pratica, gli studi dimostrerebbero che «non c’è rischio né per quella esistente né per quella futura», ha puntualizzato la società, ricordando anche che su 440 centrali nucleari attualmente operative al mondo, ben 80 sarebbero state costruite in aree a rischio sismico moderato o alto, operando ciononostante in sicurezza.
Gen Energija che è andata oltre nella sua difesa a spada tratta del nucleare a Krsko, specificando di aver ordinato, nel 2015, anche uno studio comprensivo del rischio sismico a Krsko, il cosiddetto Psha, con analisi ancora in corso. E risultati che dovrebbero essere resi pubblici a settembre, in tempo per informare adeguatamente l’opinione pubblica prima del referendum, dove è atteso un massiccio sì al nucleare, oggi quasi al 70%. Dunque, «non è vero che non sappiamo niente, ma non è vero che sappiamo tutto», ha affermato il numero uno di Gen-Energia, Dejan Paravan, specificando che gli studi passati e quelli in corso già oggi hanno fatto comunque della zona di Krsko la meglio conosciuta dal punto di vista geologico in Slovenia. E permetteranno dunque di avere un quadro preciso sui potenziali rischi entro l’autunno o comunque non oltre il 2028, quando Lubiana dovrà prendere la decisione finale su Krsko 2. Decisione che, ricordiamo, riguarda un impianto che, a seconda della potenza realizzata, potrebbe costare tra i 9,3 e i 15 miliardi di euro. Tre i potenziali fornitori in attesa, tra cui i francesi di Edf, gli americani di Westinghouse e i sudcoreani della Khnp.