CASEI GEROLA. Se non un passo indietro, almeno una pausa di riflessione. Si potrebbe riassumere così l’esito avuto dalla conferenza dei servizi che ieri mattina si è svolta in Comune a Casei Gerola sulla questione del maxi allevamento di galline ovaiole (circa 210mila) che dovrebbe essere costruito nel territorio comunale, a poche centinaia di metri dalle prime case di Molino dei Torti. Mentre una piccola folla di animalisti, ambientalisti e un paio di partiti (c’erano Legambiente, Lav, Slow Food, associazione “Futuro sostenibile Lomellina”, “Comitato bassa Valle Scrivia”, Movimento 5 stelle e Pd) stazionavano in piazza con megafoni e striscioni, all’interno del municipio si confrontavano sulla questione i sindaci oppositori del progetto (Gianni Tagliani di Castelnuovo, Adolfo Guagnini di Alzano Scrivia e Mario Campanella di Molino dei Torti, accompagnati dal loro consulente), i proponenti (ossia la ditta cremonese Avigest) e i tecnici comunali.
Sul tavolo, questa volta, i sindaci piemontesi non hanno portato solo le loro osservazioni a tutto campo (ovviamente negative, s’intende) rispetto all’impatto che l’allevamento avrebbe sul territorio, ma anche un vizio procedurale che avrebbe convinto il Comune di Casei a valutare più attentamente la situazione, prima di rilasciare le autorizzazioni.
Non è ancora scritto nero su bianco (lo sarà solo con la pubblicazione del verbale) ma, informalmente, i tecnici comunali hanno deciso di porre il progetto in Vas, sigla che sta per Valutazione ambientale strategica.
«In pratica – spiega il sindaco di Castelnuovo al termine della conferenza – se l’intenzione verrà ratificata a verbale, il progetto dovrà essere sottoposto a studi più approfonditi rispetto a quelli condotti finora. Insomma: con buona pace di Avigest (che non ha accolto troppo bene la notizia) si ricomincia tutto da capo».
Ma cosa, esattamente ha fatto tirare il freno al Comune, che fino ad adesso non aveva mai mostrato segni di cedimento? Non le relazioni dell’Arpa sulla qualità dell’aria (in particolare quella di Alessandria, che esprime un parere molto negativo sulla questione) nè le osservazioni in merito allo smaltimento dei liquami, al dissesto idrogeologico (l’area è soggetta ad allagamenti) o quelle sul benessere animale. Ciò che realmente ha congelato un attimo la questione è un vizio procedurale relativo all’articolo 8 del Piano delle Regole del Comune.
«In pratica – spiega ancora Tagliani – una norma del regolamento stabilisce che il 50% del mangime destinato agli animali debba essere prodotto sui terreni dell’azienda. L’Avigest, tramite lo Sportello per le attività produttive, ha proposto di cambiarla per favorire i propri interessi. Certo, il Comune ha diritto di cambiarla, ma non in conseguenza di una pressione esterna : tale modo di procedere consentirebbe a ciascun privato di stravolgere quella che è una normale pianificazione comunale nel bilanciamento degli interessi pubblici. I nostri avvocati hanno presentato 20 pagine di osservazioni solo su questo punto, - ha aggiunto Tagliani – e sono riusciti così a instillare il dubbio sulla correttezza della procedura. Per evitare forse un ricorso al Tar, quindi, Casei ha preferito prendersi un altro po’ di tempo per valutare meglio la situazione».
Serena Simula
